Con i soldi delle elemosine comprato un palazzo in centro a Londra, scandalo in Vaticano

È giusto che il Vaticano, con i soldi delle elemosine, acquisti palazzi di lusso a Londra? «L’obolo di San Pietro secondo me è gestito bene» ma l’investimento finanziario immobiliare al centro del nuovo inchiesta giudiziaria in Vaticano, «è opaco».

Parla per la prima volta pubblicamente il Segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin, da quando è scoppiato il nuovo affaire Oltretevere. L’acquisto di un palazzo di pregio a Londra non è ancora chiaro, è stato fatto proprio da parte della Segreteria di Stato, che è al centro dell’indagine con tre dei cinque dipendenti vaticani indagati. Operazione avvenuta ai tempi in cui il Sostituto, era l’allora monsignor Angelo Becciu, oggi cardinale e prefetto della Congregazione delle cause dei santi.

«Questa operazione - ha detto Parolin sollecitato a margine di un evento all’ambasciata di Italia presso la Santa sede - era un’operazione piuttosto opaca. Che cosa era opaco? Ora non entriamo nei dettagli, ora si sta cercando di chiarire».

In serata arriva la replica di Becciu (NELLA FOTO), affidata ad un’intervista all’ANSA: «Perchè dovrebbero essere opache? Anzitutto è prassi che la Santa Sede investa nel mattone, l’ha fatto sempre: a Roma, a Parigi, in Svizzera e anche a Londra. Pio XII fu il primo ad acquistare degli immobili a Londra. Ci è stata avanzata la proposta di questo storico ed artistico palazzo e quando fu fatta e realizzata non c’era niente di opaco. L’investimento era regolare e registrato a norma di legge», ha aggiunto.

Becciu, che definito «infanganti» le accuse mosse nei suoi confronti da più parti, ha detto di non aver «mai manomesso» i soldi dei poveri, e che le «difficoltà dell’investimento immobiliare londinese sono nate con il socio di maggioranza».

In attesa degli sviluppi dell’inchiesta, che ha visto perquisizioni e sequestri di documenti e apparati tecnologici in Segretaria di Stato e presso l’Autorità di Informazione finanziaria (Aif), il nuovo Vatileaks ha già fatto una vittima illustre: il comandante della Gendarmeria vaticana ha pagato con il suo incarico la diffusione sulla stampa di un ordine di servizio relativo alla sospensione dall’ingresso nella Città del Vaticano e dal lavoro dei cinque funzionari indagati, quattro laici e un religioso, l’ex segretario di mons. Becciu, mons. Mauro Carlino.

Tra l’altro, sulla situazione attuale di questi funzionari, con Carlino che sarebbe obbligato al silenzio, privo ovviamente di telefono, risiedendo proprio a Santa Marta, dove abita il Papa, Parolin non ha voluto rilasciare commenti.

Sempre a proposito di operazioni immobiliari in Vaticano, su un versante diverso da quello dell’inchiesta c’è da registrare un intervento di un ex dirigente dello Ior, Claudio Tosi che, replicando al libro di Gianluigi Nuzzi, “Giudizio universale”, ha detto che nella gestione degli investimenti dell’Istituto Opere di Religione «non vi era opacità nè tantomeno scarsa trasparenza, ma anzi il Consiglio di Sovrintendenza era a perfetta conoscenza del nostro operato che, oltretutto, non andava in contrasto con nessuna disposizione degli organi superiori, nè tantomeno negli investimenti immobiliari, ove l’unica disposizione, impartita nel marzo 2008, imponeva l’autorizzazione esclusivamente sulla vendita degli immobili già in possesso dello Ior e, ovviamente, non prevedeva alcuna limitazione negli acquisti immobiliari», aggiunge Tosi.

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