Nuova legge sugli appalti pubblici sindacati e minoranze attaccano il testo che andrà in aula

Oggi in Consiglio provinciale a Trento è previsto l’esame del disegno di legge in materia di appalti e contratti pubblici, presentato dalla Giunta, che introduce negli appalti pubblici la clausola «sociale».

«Il testo all’esame dell’aula - sottolinea il presidente della Provincia Maurizio Fugatti - con alcuni emendamenti scaturiti anche dal confronto con le parti sindacali e datoriali, interviene sui comportamenti delle imprese, ma anche su quelli delle pubbliche amministrazioni, sia nella definizione delle basi d’appalto sia nell’identificazione delle prestazioni richieste».

«Fra i fattori determinanti per tutelare i lavoratori - aggiunge Fugatti - vi è senza dubbio la definizione dei capitolati speciali e, conseguentemente, delle basi d’appalto da parte delle amministrazioni: stanziamenti al ribasso significano in primo luogo, oltre che minor qualità delle prestazioni, meno risorse a disposizione delle imprese per lo svolgimento del servizio e, di conseguenza, minore occupazione».

Non la pensano così i sindacati e le minoranze consiliari, che parlano di «boccone avvelenato» per i poveri. Secondo i sindacati, gli emendamenti presentati in fretta e furia dalla giunta provinciale di fatto annacquano la portata della riforma a vantaggio della parte imprenditoriale. E protestano per il repentino, e peggiorativo, cambio delle carte sulla tavola. «Per accontentare le richieste degli imprenditori si rischia di peggiorare le condizioni rispetto a quanto oggi è già previsto dalla legislazione provinciale» scrivono in una nota le segreterie generali di Cgil, Cisl e Uil del Trentino, insieme alle associazioni di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs.

«Con questi emendamenti si stravolge il disegno di legge annunciato in pompa magna: la clausola sociale rafforzata, come prevista dal comma 4 dell’articolo 32 dell’attuale legge sugli appalti, può diventare facoltativa anche negli appalti ad alta intensità di manodopera, mentre la riassunzione non è più automatica, ma vincolata alle esigenze delle aziende». Come dire che il testo su cui ora si apre il dibattito in aula per i lavoratori è una mezza fregatura.

Gli “emendamenti presidenziali” non convincono affatto Futura 2018 e i suoi consiglieri Paolo Ghezzi e Lucia Coppola per cui «le tutele si sono alquanto ammorbidite mentre le deroghe hanno trovato maggiore spazio di applicazione, rendendo il testo emendato peggiorativo della situazione attuale. Di fronte allo svanire, tra un comma e l’altro, delle garanzie promesse, Futura «ribadisce con forza alcuni punti centrali che determinano maggiori tutele per i lavoratori ma anche garanzie per le ditte appaltatrici: la centralità della concertazione nella fase antecedente l’esecuzione dell’appalto, nel caso di bandi di gara che includano la necessità di riorganizzare gli organici o avere figure professionali differenti; informazioni precise inerenti le situazioni pregresse, rese note dall’ispettorato del lavoro per garantire maggiori tutele all’aggiudicatario entrante e ai lavoratori; maggior responsabilità della Giunta nel farsi carico di procedure trasparenti e di maggior garanzia». Futura ricorda che la tutela dei lavoratori non lede alcun principio di concorrenza. «Facciamo nostre - conclude Futura - le critiche dei sindacati che definiscono il disegno di legge emendato un “boccone avvelenato per i più deboli” che toglie, di fatto, le tutele tanto sbandierate da Fugatti».

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