Il taglio dei parlamentari è legge E' arrivato l'Ok della Camera ecco che cosa cambia

Ok definitivo dell’Aula della Camera al taglio dei parlamentari. Il disegno di legge costituzionale che riduce i deputati a 400 dai 630 attuali ed i senatori a 200 dagli attuali 315, è stato definitivamente approvato a Montecitorio con 553 voti a favore, 14 contrari e due astenuti. Trattandosi di un disegno di legge costituzionale, era richiesta la maggioranza assoluta dei componenti dell’Assemblea, pari a 316 voti.

Un applauso dell’Aula proveniente soprattutto dai banchi di M5s, ha salutato l’approvazione definitiva della riforma per il taglio dei parlamentari.

Presente il presidente del Consiglio Giuseppe Conte che ha preso posto al banco del governo tra i ministri Bonafede e D’Incà. A Montecitorio il ministro degli Esteri e capo politico del M5S. Di Maio si è seduto al banco dei ministri accanto a Federico D’Incà. Nell’emiciclo anche il capodelegazione del Pd nel governo, Dario Franceschini.

Con il voto odierno, sul quale pende un possibile referendum, si ridurrà da 630 a 400 il numero dei deputati e da 315 a 200 quello dei senatori.

Per il Trentino resta immutato il numero di senatori eletti nei collegi uninominali (sei a livello regionale, tre per il Trentino e tre per Bolzano, oggi sono sette col miglior perdente) mentre i deputati, eletti anche oggi su base regionale, si ridurranno, sulla base dei primi calcoli, da 11 a 7.

Di fronte alla votazione odierna, per il sì, nella pattuglia di parlamentari trentini alla Camera, si esprimerà Emanuela Rossini, del gruppo misto, eletta originariamente nella lista Svp-Patt. «Al voto sono state associate, grazie a un accordo tra le forze di maggioranza, tre punti di garanzia. Per questo voterò favorevolmente, ma dico che questo è un sacrificio di un pezzo di democrazia, ma necessario perché avvenga un cambio di politica culturale coi cittadini che scelgano responsabilmente il parlamentare» spiega Rossini.

«Io cerco di spiegare che il Parlamento è luogo di rappresentanza e democrazia, mentre oggi c’è una sua continua denigrazione. Solo con un sacrificio si potrà far capire che Roma non è un luogo di costi ma di democrazia».

Tra le garanzie ci sono quelle di un Senato eletto in modo diverso per dare più rappresentanza ai territori meno popolosi. Poi una legge che mitighi gli effetti dei tagli e una diminuzione dei delegati regionali nominati per votare il presidente della Repubblica. Va poi adeguato il sistema delle Commissioni al Senato per evitare che il lavoro di Palazzo Madama si possa bloccare.

A favore ha votato nelle precedenti tre votazioni anche la Lega. E oggi dovrebbe esserci una scelta identica, salvo indicazioni dell’ultima ora. Lo conferma Diego Binelli: «Noi l’abbiamo votato tre volte e lo voteremo anche alla Camera a meno non arrivino indicazioni diverse. L’obiettivo è di semplificazione e riduzione dei costi, anche se l’entità dei risparmi dovuti al taglio non fa differenza sul bilancio dello Stato. Ma certo si tratta di un segnale ai cittadini, è giusto farlo» conclude Binelli.

Caustica invece Michaela Biancofiore di Forza Italia: «La riduzione dei parlamentari non è il problema del Paese, io mi esprimerò seguendo le indicazioni del gruppo, ma come centrodestra non dovremmo appoggiare una manovra voluta da Di Maio: l’opposizione deve fare opposizione. Io dico che più riduci il numero dei parlamentari più crei oligarchia e lasci spazio a influenze. Meno parlamentari sono più facilmente controllabili, e l’obiettivo dei 5 Stelle è di smembrare la democrazia parlamentare e averne il controllo con un click del computer».

LO SCHEMA PER CAMERA E SENATO

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