Elezioni: ecco le liste in campo Tre: per rilanciare l'economia

Meno burocrazia, meno spesa pubblica, giù le tasse comunali (Imis) e di competenza anche provinciale (come l’Irap). Un obiettivo da ottenere partendo dall’attuazione di una rivoluzione della macchina pubblica provinciale, che deve diventare più efficiente e capace di sostenere le imprese e non di frenarle. Per Tre (sigla di Territorialità Economia Responsabilità), lista promossa da Roberto De Laurentis, che ne è il candidato presidente, il motto potrebbe essere «meglio soli che male accompagnati».

E, infatti, dopo un primo avvicinamento al centrodestra riunitosi attorno alla Lega, De Laurentis ha scelto di andare da solo. Lo aveva spiegato a inizio estate lo stesso De Laurentis, spiegando che non c’era «nessuno con cui vale la pena mettersi: nel regno delle mosche cocchiere della Lega no di sicuro. Dunque, da solo? «Sì, meglio da soli, perché nessuno ha mai detto che cosa vuole fare. E quello attorno alla Lega non è centrodestra! È una coalizione di gruppi e gruppetti che hanno solo il desiderio di vincere di fronte ad un centrosinistra debole e diviso. Lì dentro c’è gente come quelli di Progetto Trentino di Grisenti che, due giorni prima delle elezioni nazionali, si professavano di centrosinistra. C’è Cia che non è mai stato di destra. C’è Kaswalder che era in maggioranza con il Patt... Il vero problema non sarà il 21 ottobre, ma il 22, quando si ritroveranno con una pletora di sigle da gestire e un programma generico per tenere insieme dieci, dodici liste. Solo noi di Tre abbiamo un’idea diversa di Trentino. Siamo gli unici a prenderci la responsabilità di dire che va messo mano al sistema Provincia, alla burocrazia, alle aziende collegate, ai 39 mila dipendenti pubblici».

Insomma, una rivoluzione in Provincia per ridare slancio all’economia trentina, senza dimenticare però interventi relativi al welfare e alla tassazione, da ridurre, con uno stop ad altre tasse.
In lista, a sostegno del candidato presidente De Laurentis, in campo tra i volti noti e molto radicati nella zona di Arco e dell’Alto Garda ecco Flavio Biondo , leader dei Ristoratori dell’Alto Garda, o Giovanni Rullo, ex M5S, consigliere comunale ad Arco.

«Se dovessimo giustificare la nascita di questo nuovo soggetto politico, lontano dalle logiche dei partiti nazionali e congenitamente diverso dalle forze politiche locali - tutte accomunate, in eguale misura, dall’utilizzo ideologico dell’autonomia quale baluardo da difendere a priori ed acriticamente - potremmo ricorrere alla nostra esperienza di osservazione quotidiana delle realtà economiche, sociali e culturali che costituiscono il nostro Trentino. Ci accorgeremmo immediatamente come siano sempre troppo forti le difficoltà ed i disagi che aggrediscono e pervadono le imprese. Dalle medio-grandi, alla rincorsa di una stentata ripresa da noi molto più debole rispetto ad altre regioni, a quelle che minacciano di andarsene, per finire alle piccole e piccolissime che, più di tutte, sentono il peso insopportabile di una burocrazia e di una fiscalità eccessive» spiegano i responsabili della lista Tre. Tutto questo «in un Trentino nel quale ancora troppi sono gli sprechi nella gestione delle risorse pubbliche e troppe le indecenze dovute al malgoverno. Ecco perché oggi, più che mai, va intrapresa un’altra strada volta alla costruzione di un Trentino nuovo e diverso dove non ci sia più posto per la difesa di quelle posizioni di potere che hanno portato all’immobilismo politico. Un Trentino nuovo e diverso dove non ci sia più spazio per l’indecisione e l’incapacità di scegliere ma dove, al contrario, ci sia il coraggio di affrontare il dissenso e l’impopolarità. Una nuova e diversa politica lontana dalla logica degli amici, degli interessi di appartenenza, delle lobby personali, dei poteri consolidati per camminare al fianco di persone libere e oneste capaci di portare e condividere idee e proposte innovative per un autentico rinascimento anche culturale« spiegano da Tre.

Per Tre ci sono alcuni  «principi-cardine» dai quali partire. Il primo è: no ad altre tasse. A fronte di risorse che tendono a diminuire si deve migliorare l’efficienza, si devono selezionare e ridurre le spese poiché non sono accettabili né ulteriori indebitamenti né aumenti di entrate attraverso il meccanismo del prelievo. Il secondo: sì all’uguaglianza, che significa essere uguali. Non devono esistere cittadini di serie A tutelati in tutto e per tutto dalla legge e dal sindacato (come nel settore pubblico, dove non esiste un posto di lavoro a rischio, dove non esiste la mobilità, dove non esiste la misura della produttività) e cittadini di serie B (come i lavoratori del settore privato) dove il posto di lavoro è sempre a rischio, dove in ogni momento si può diventare esodati, esuberi, inoccupati, disoccupati. Il terzo: sì all’impresa. La ricchezza, lo sviluppo, la pace sociale sono generate da un’economia privata che si muove. Le entrate fiscali consentono poi, all’amministrazione pubblica, di erogare i servizi: dall’istruzione alle infrastrutture, dalla sanità alle politiche sociali. In una parola, il welfare.

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