Argentina, uccise leader trans A processo per «travesticidio»

Fonti giudiziarie in Argentina hanno riferito che un giovane sarà processato per l’omicidio di una leader della comunità trans, Diana Sacayan, pugnalata a morte nell’ottobre 2015 nel suo appartamento nel quartiere Flores di Buenos Aires, con un procedimento nel quale per la prima volta verrà applicata la figura giuridica del «travesticidio» nella capitale federale. Lo riportano media locali.

Il procuratore del processo sarà Ariel Yapur, mentre sul banco degli imputati ci sarà Gabriel David Marino, 25 anni, che è detenuto da ottobre 2015. Secondo le fonti, il giovane è accusato di «omicidio aggravato da violenza di genere, odio di genere e tradimento e di furto».

Media locali riportano che questo sarà il primo processo per un «travesticidio» nella città di Buenos Aires. Finora ne sono stati effettuati solo due nel Paese: uno per l’omicidio di Natalia Sandoval, 35 anni, a Mendoza, e un altro per l’assassinio di Vanesa Zabala, 31 anni, a Santa Fe. In quei casi, sebbene ci sia poi stata una condanna all’ergastolo, l’aggravante dell’odio di genere non è stata poi applicata.

Secondo quanto riferito nella richiesta di rinvio a giudizio della procura, Marino e un suo complice avrebbero ucciso Sacayan, 40 anni, il cui corpo è stato trovato due giorni dopo l’omicidio con mani e piedi legati. L’autopsia ha rivelato che la vittima aveva 27 ferite sul corpo, di cui 13 prodotte da un coltello. Marino ha confermato di aver conosciuto Sacayan durante un programma di trattamento per le dipendenze e di aver avuto un paio di incontri sessuali con lei, ma ha negato di averla uccisa.
Per i pubblici ministeri coinvolti nella fase delle indagini, il contesto e il modo in cui si è verificato l’omicidio permette di supporre che l’assassinio di Sacayan sia stato motivato «dalla sua condizione di donna trans e dal fatto di essere promotrice della lotta per i diritti delle persone trans, leader dell’Associazione Internazionale Lesbiche, Gay e Bisessuali (ILGA) e leader del Movimento antidiscriminatorio di Liberazione (MAL)».

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