Hong Kong: in piazza migliaia anti-Cina

A Hong Kong sono tornati gli ombrellì che avevano simboleggiato il movimento pro-democrazia del 2014, dopo che il governo di Pechino ha annunciato che interverrà nella disputa apertasi nella ex-colonia britannica intorno al provocatorio giuramento di due neo-deputati indipendentisti, scavalcando le corti locali.    

Per contestare la controversa decisione di Pechino diverse migliaia di manifestanti - molti armati di ombrelli gialli - hanno sfilato fino all'ufficio di massima rappresentanza del governo centrale a Hong Kong, l'Ufficio di Collegamento, dove hanno portato avanti un sit in e dove si sono scontrati con la polizia.    Nel frattempo, la televisione cinese ha diffuso un comunicato di condanna per i due deputati pro-indipendenza, dichiarandoli "una grave minaccia per la sicurezza nazionale" - parole inquietanti, dal momento che sono quelle solitamente utilizzate per dissidenti e attivisti tibetani.    

La corte di Hong Kong si incontrerà la settimana prossima per decidere se accettare o meno che Sixtus Leung, 30 anni, e Yau Wai-ching, 25, prestino nuovamente giuramento per aver accesso al Parlamento nel quale sono stati eletti, dopo che il primo giuramento era stato invalidato dal Presidente della Camera.    

I due giovani deputati infatti si erano recati alla Camera con un drappo sulle spalle con la scritta "Hong Kong non è Cina" ed avevano storpiato le parole del giuramento per insultare la Repubblica Popolare Cinese. Da allora, i due non sono stati ammessi in Parlamento: i deputati pro-democrazia hanno cercato di difendere il loro diritto a partecipare ai lavori dell'Assemblea, mentre quelli pro-governo hanno invece bloccato loro l'accesso dicendosi insultati dalle loro parole. La Corte locale si deve riunire la prossima settimana per stabilire il da farsi, ma il Comitato Permanente dell'Assemblea Nazionale del Popolo ha agito prima, facendo sapere tramite un articolo sul South China Morning Post (quotidiano in lingua inglese di Hong Kong, comprato dal miliardario cinese Jack Ma) che "gli indipendentisti non potranno entrare in Parlamento", malgrado siano stati eletti per suffragio universale. Hong Kong, contrariamente al resto della Cina, gode infatti di un parziale suffragio universale, il che ha consentito a numerosi deputati pro-democrazia di essere eletti. Sei di questi sono appartenenti a gruppi politici formatisi dopo la Rivolta degli Ombrelli del 2014, alcuni sono pro-indipendenza e tutti smaccatamente ostili al Partito Comunista che governa il resto del Paese.    

Alla manifestazione di oggi, a cui hanno partecipato 13000 persone secondo la polizia, si sono potuti osservare compatti molti membri del campo pro-democrazia, non favorevoli all'indipendenza di Hong Kong, ma allarmati dalla decisione senza precedenti di Pechino di scavalcare le corti locali, ed invalidare l'indipendenza giudiziaria di Hong Kong. Inizialmente infatti la manifestazione era stata organizzata dai giuristi della ex-Colonia britannica, che volevano sfilare vestiti di nero e in silenzio. Alla loro protesta però si sono unite migliaia di altre persone, molte armate dei caratteristici ombrelli gialli, per denunciare l'erosione dell'autonomia di Hong Kong sotto sovranità pechinese.

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