Per Regeni capro espiatorio La denuncia dell’Arci

«Il Tribunale militare del Cairo ha condannato cinque attivisti e tre associazioni per i diritti umani, mentre il regime sembra aver trovato un capro espiatorio per l’omicidio di Giulio Regeni. Chiediamo al Governo italiano, all’Unione Europea, all’Onu di prendere misure drastiche e forti per contrastare questo salto di qualità nel giro di vite del regime egiziano contro la società civile democratica». Lo dice Francesca Chiavacci, presidente dell’Arci.

«Il governo egiziano - rileva Chiavacci - sarebbe in procinto di sacrificare un funzionario di polizia, incolpandolo dell’omicidio di Regeni, per appianare le tensioni con l’Italia e con la comunità internazionale.

Non basterà un capro espiatorio per ottenere verità e giustizia sulla morte di Giulio, ucciso non da una sola persona ma da un regime sistematicamente dedito a silenziare, incarcerare, far sparire, torturare e uccidere qualsiasi voce di dissenso.

A dimostrarlo - aggiunge - è il fatto che nello stesso momento in cui questa notizia faceva il giro del mondo, al Cairo si è consumato un altro gravissimo atto di repressione contro le libertà civili, la democrazia e la stessa Costituzione egiziana.

Sabato 17 settembre il Tribunale militare del Cairo ha condannato al congelamento dei beni personali e associativi cinque autorevoli attivisti e tre fra le più importanti associazioni dei diritti umani».

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