Presidenziali, testa a testa in Austria Lieve vantaggio per Van der Bellen

In Austria il verde Alexander Van der Bellen è in lieve vantaggio sul candidato ultranazionalista Norbert Hofer. Dopo lo scrutinio di tutti i seggi elettorali, Hofer è in vantaggio con il 51,93% su Van der Bellen, che arriva al 48,07%. Ma l’exit poll degli 800.000 voti per corrispondenza, che saranno scrutinati solo domani, danno il verde in testa nel computo finale di circa 3.000 voti.
Si sono recati alle urne il 70% dei 6,4 milioni aventi diritto.

IL PROFESSORE ECOLOGISTA PRESTATO ALLA POLITICA

Alexander Van der Bellen, l’uomo che sembra aver fermato l’ascesa della destra populista alla presidenza della repubblica austriaca, è un professore universitario prestato alla politica.
Sascha, come lo chiamano gli amici, è indissolubilmente legato ai Verdi, anche se in campagna elettorale si è presentato come candidato indipendente, raccogliendo così al ballottaggio il sostegno fondamentale dei socialdemocratici Spoe e dei popolari Oevp, rimasti «orfani» di candidati già al primo turno.

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Van der Bellen è nato nel 1944 da una famiglia nobile, scappata dalla Russia dopo la Rivoluzione d’ottobre prima verso l’Estonia, poi in Tirolo, che all’epoca era parte del Reich tedesco. A Innsbruck Van der Bellen ha iniziato la sua carriera universitaria alla facoltà di economia, diventando professore ordinario. Negli anni ‘80 si è trasferito a Vienna, dove è entrato in contatto con la politica, prima nelle file della Spoe e dopo nei Verdi. Il movimento Verde è ben radicato in Austria dai tempi delle lotte contro l’energia nucleare. Nel 1997 Van der Bellen prende in mano le redini del partito, restandone per quasi undici anni il leader.

Sotto la sua guida il partito si è liberato, almeno in parte, dalla fama di essere la vera sinistra austriaca, più rosso che verde. Con la sua dialettica raffinata il professore-politico, che raramente alza la voce, ha conquistato consensi anche in ambito borghese, soprattutto tra i giovani nei grandi centri urbani. Nel 2012, dopo 18 anni di presenza ininterrotta nel parlamento austriaco, ha lasciato il Nationalrat per passare al consiglio comunale di Vienna, dove è rimasto fino al 2015.

Poche settimane prima di candidarsi, Van der Bellen ha sposato in seconde nozze la sua compagna di lunga data, la parlamentare verde Doris Schmidauer. La partecipazione alle elezioni presidenziali di Van der Bellen è stata considerata all’inizio una candidatura di bandiera, anche se da simpatizzanti dei due partiti di governo è stato definito il «candidato giusto nel partito sbagliato». Dopo la debacle di Spoe e Oevp al primo turno, è diventato per loro il «candidato presentabile», l’unico a poter salvare l’Austria da un possibile isolamento in caso di vittoria dell’ultranazionalista Hofer.

Van der Bellen non ha ricevuto il sostegno ufficiale dei due partiti, ma numerosi rappresentanti di spicco socialdemocratici e popolari si sono espressi a suo favore. Il professore, sempre meno verde e sempre più multicolore, è riuscito così nella straordinaria rimonta.

IL VOLTO GENTILE DELLA DESTRA

Gentile e pacato per gli uni, cinico e freddo per gli altri. Norbert Hofer divide l’opinione pubblica come pochi politici in Austria. Di certo il 45enne è stato la grande sorpresa delle presidenziali, partito come outsider e arrivato sulla soglia della Hofburg, l’ex palazzo imperiale oggi sede del capo dello Stato.

Il suo partito Fpoe e addirittura il leader degli ultranazionalisti, Heinz Christian Strache, gli avevano attribuito poche chance, ma Hofer al primo turno ha stupito tutti ed è arrivato, primo del suo partito, a giocarsi la presidenza per un pugno di voti. È cresciuto in Stiria, nel sud dell’Austria, in un ambiente borghese. Suo padre era direttore di una piccola azienda elettrica e consigliere comunale del partito popolare.

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Il giovane tecnico aeronautico, che ha lavorato tra l’altro per Lauda Air, compagnia dell’ex campione di Formula 1 poi passata alla Austrian Airlines, ha presto scoperto la sua passione per la politica e la Fpoe di Joerg Haider. La sua carriera è stata veloce, ma Hofer è sempre rimasto un pò in seconda fila. A 24 anni diventa responsabile del partito a Eisenstadt, il capoluogo del Burgenland, nell’Austria orientale. Nel 2006 è stato eletto in parlamento, di cui è diventato, nel 2013, il terzo presidente. L’esperto di comunicazione ha sempre pianificato i suoi interventi nei minimi dettagli, non lasciando nulla al caso, sfruttando alla perfezione addirittura un suo handicap. Dal 2003, dopo un grave incidente con il parapendio, Hofer cammina con un bastone che non cerca mai di nascondere. C’è addirittura chi lo accusa di metterlo in bella mostra, per passare come un duro che non si piega mai.

Pacato sì, ma comunque fedele ai suoi ideali e principi. Così Hofer nel 2013, come tutti i parlamentari della Fpoe, si è presentato alla seduta costituente nel Nationalrat con un fiordaliso all’occhiello. Il fiorellino fu il segno di riconoscimento dei nazisti clandestini prima della presa del potere di Hitler. Ma Hofer ha sempre respinto indignato quest’accusa. «È il fiore dell’Europa e l’abbiamo scelto semplicemente perchè è blu, il colore della Fpoe», ha detto.
Anche in campagna elettorale Hofer è stato pacato, non rinunciando comunque di tanto in tanto a definire i profughi «invasori» oppure «tagliatori di gole».

A 45 anni Hofer, sposato in seconde nozze e padre di quattro figli, si candida ancora ad essere il presidente più giovane nella storia della repubblica austriaca.

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