Rinunciare al vitalizio resta un tabù Ma c'è chi lo fa e dà il buon esempio

di Matteo Lunelli

Non possiamo parlare di barricate, ma di una certa melina, di un atteggiamento attendistico, di tergiversare, questo sì. Tito Boeri, presidente Inps, ha proposto di tagliare del 40% i vitalizi agli ex parlamentari. Il «pueblo», quantomai unito, ma decisamente vinto, applaude e chiede la fine dei privilegi. E i diretti interessati? Contestano chi ha fatto la proposta e, appunto, temporeggiano. Tranne un caso. Una mosca bianca, anzi rosa. Partiamo da lei.

«Io restituisco interamente il vitalizio. Mi pare il minimo». Firmato: Lucia Fronza Crepaz. Chapeau e proseguiamo, prima di tornare a lei.

La formazione di chi non dice né sì (restituisco spontamente) né no (me li tengo) è composta da Tarcisio Andreolli, Luciano Azzolini, Marco Boato, Aldo Degaudenz, Renzo Michelini, Sergio Chiesa e Ivo Tarolli. Che, con sfumature differenti, in sostanza dicono: «Se necessario restituiremo, se ci verrà chiesto un altro contributo di solidarietà lo daremo. E comunque Boeri si faccia gli affari propri». Insomma, attendono che la mano nel loro portafoglio la metta il parlamento, perché spontanemanete non ce la mettono. Oltre a un sì, sette ni, un ni orientato verso il sì (Sandro Schmid) e un «di questo non parlo con i giornalisti» (Mario Raffaelli) ci sono due no. Uno è quello di Renzo Gubert («Ho il mutuo, sarei in difficoltà»), l’altro è quello di Enzo Boso. Che però spiega: «Io ho rifiutato il vitalizio europeo e quello provinciale. Questo non fa riferimento all’Inps ma a un fondo interno del Senato. Boeri racconta un sacco di balle, è un maestro di bugie, pensi alle false pensioni di invalidità. Io cammino a testa alta, guardo nelle mie tasche e ho sempre lottato contro i privilegi».

Qui sotto riportiamo le singole interviste, tutte con la stessa domanda: «Cosa pensa di quanto detto da Boeri? Cosa ha fatto, fa e farà in merito?». Partendo, non solo per cavalleria, da chi ha detto sì.

«Ogni mese - dice Lucia Fronza Crepaz- appena arrivano i soldi faccio un bonifico sul fondo regionale per le famiglie in difficoltà e i disoccupati. Una copia la consegno alla funzionaria del Pd: è pubblica e tutti possono andare a verificare. E ammetto che tanti cittadini sono andati personalmente a vedere. Sono d’accordo con Boeri, che dà voce a un sentire comune e a un’ingiustizia. Io faccio formazione a scuola: come potrei parlare ai ragazzi di etica se non restituissi? La solidarietà? La faccio con i miei soldi, non con quelli pubblici. Però non voglio giudicare i colleghi».

Come detto un ni vicino al sì è quello di Sandro Schmid: «Vogliamo chiedere a tutti i parlamentari ante 2012 che beneficiano ancora del vecchio sistema vitalizio di dare un contributo di solidarietà straordinario? Sono d’accordo. Mi va bene anche la stessa proposta Boeri nel suo “taglio”. Ma attenzione, non posso essere d’accordo in via di principio giuridico generale, specie se di tipo previdenziale, di modificare i diritti legislativi acquisiti, con provvedimenti retroattivi. Credo sia incostituzionale. Se si rompe questo principio, pur iniziando dai parlamentari, temo si possa aprire la strada per rimettere in discussione anche tutti i diritti legislativi acquisiti con i vecchi sistemi pensionistici di tipo retributivo per riconvertirli, ad esempio, in sistema contributivo, con conseguenti tagli a tutte le “vecchie” pensioni di ogni ordine e grado, pubbliche o private comprese quelle dei giornalisti».

Poi la lunga serie di ni. Sergio Chiesa: «Io sono uscito dalla scena politica, sono un uomo libero che lavora ogni giorno. Detto questo ho rispetto per tutte le iniziative e per tutte le decisioni, purché siano oneste. La questione è delicata, spero ci sia giustizia, fermo restando che la ragione non è né da una parte né dall’altra. E comunque a fare politica c’è solo da perderci, non certo da guadagnarci». Anche economicamente? «Certo, anche economicamente. Io ho mollato le aziende per rendere un servizio alla comunità». Tarcisio Andreolli: «Tito Boeri da mesi fa questo tipo di discorsi, anche se non credo abbia alcun titolo giuridico per dare suggerimenti. Poi, a forza di insistere, si rischia di avere un effetto controproducente. Comunque nel merito sono d’accordo e condivido. Quindi attendiamo: finché il parlamento non si esprimerà, attendiamo. Anzi, queste logiche sarebbero interna corporis a camera e senato, ma non mi risulta che i rispettivi presidenti si siano espressi in merito».

Aldo Degaudenz: «Quello che verrà deciso, lo farò: se bisognerà tagliare accetterò senza fare opposizione. Detto questo mi permetta un ragionamento: andando avanti così i politici non ci saranno più. Mi riferisco a liberi professionisti che si dedicano al bene comune. La gente forse non sa quanto si spende per una campagna elettorale e quante spese si hanno. Senza contare che non si lavora 40 ore in settimana e poi si chiude. Io in Provincia facevo 15 ore al giorno, al Senato ho smesso di avere una vita privata, non esistevano sabati e domeniche. È assurdo rischiare se non si ha una prospettiva, anche di tipo economico». Renzo Michelini: «Vediamo cosa deciderà il Parlamento. Quando vennero creati i vitalizi c’erano delle ragioni per farli: se oggi queste sono venute meno è giusto modificare. Boeri? Non ho capito perché proprio lui ha sollevato l’argomento».

Last but not least Ivo Tarolli: «Boeri sta facendo un’operazione pericolosa e poco onesta. Invade campi non suoi come un garibaldino populista. Non spetta al presidente Inps parlare di sforbiciata ai vitalizi e il fatto che lo faccia mi insospettisce. Poi, parliamoci chiaro: con quelle cifre pensa di risolvere qualcosa? In ogni caso se verrà chiesto un contributo di solidarietà lo verserò, anche perché l’ho già fatto due volte. Ma non voglio prestarmi a fare il “Cavallo di Troia” su questo». Infine abbiamo dato la possibilità di spiegare a Mario Raffaelli. Però: «Mi dispiace ma non voglio commentare. Non rilascio interviste su questo argomento».

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