«Ricchi e potenti con i soldi nei paradisi fiscali» Le rivelazioni nei documenti di «Panama Papers»

Un nuovo caso Wikileaks, anzi, forse uno scandalo più devastante, scuote il mondo del potere industriale, politico e finanziario ma non solo.

I numeri arrivano da una straordinaria inchiesta giornalistica, che ha coinvolto oltre 300 reporter al lavoro in segreto da un anno, per esaminare le carte denominate Panama Papers. Si tratta di informazioni di una gigantesca massa di denaro che sarebbe stata dirottata da studi legali internazionali e banche verso paradisi fiscali, mendiante un potente studio legale panamense, il Mossack Fonseca, con sedi in molti Paesi stranieri,  per conto di centinaia di persone: criminali, leader politici, industriali, funzionari d'intelligence, Vip dello spettacolo e dello sport.

Fra i beneficiari di questi schemi vi sarebbero persone indicate come vicine al presidente russo Vladimir Putin, familiari del leader cinese Xi Jinping, del presidente ucraino Poroshenko, del re saudita, dei premier di Islanda e Pakistan. Una dozzina sarebbero i capi di Stato coinvolti.

Nella lunga lista di nomi coinvolti nello scandalo dei paradisi off-shore rivelato dai Panama Papers ci sono parenti e persone vicine al presidente siriano Bashar Al Assad, ma anche il defunto Muammar Gheddafi e l'ex presidente egiziano Hosni Mubarak. L'elenco continua ad allungarsi di ora in ora e spazia dalla politica, allo spettacolo, allo sport. Tra gli altri ci sono i nomi del presidente dell'Argentina Mauricio Macri, di parenti del presidente dell'Azerbaigian Ilham Aliyev.

«Luca di Montezemolo, l'imprenditore Giuseppe Donaldo Nicosia, latitante, coinvolto in un'inchiesta per truffa con Marcello dell'Utri, il pilota Jarno Trulli oltre a Ubi e Unicredit» sono fra le persone e le società italiane che compaiono nei Panama Papers studiati dall'International consortium of investigative journalists cui partecipa anche il settimanale italiano l'Espresso.

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«Circa un migliaio di clienti - si legge nell'articolo che compare sul sito de l'Espresso - provenienti dal nostro Paese sono citati, a vario titolo, nei documenti che il settimanale ha consultato. Imprenditori, professionisti, volti noti dello spettacolo, ma anche moltissimi personaggi sconosciuti alle cronache sono approdati a Panama per mettere al sicuro il patrimonio di famiglia. Nei prossimi giorni, una volta completate le nostre verifiche, daremo conto di questi affari offshore».

I documenti analizzati da l'Espresso "confermano che lo studio Mossack Fonseca ha curato anche gli interessi del presidente di Alitalia. Nei primi mesi del 2007 sono stati siglati una serie di contratti che, tra l'altro, indicano Montezemolo come procuratore di Lenville. Il manager, a quell'epoca al vertice di Ferrari e presidente di Fiat, avrebbe ricevuto la delega per operare su un conto alla Bim Suisse, filiale elvetica dell'italiana Banca Intermobiliare.

Raggiunto da l'Espresso, Montezemolo non ha risposto alle richieste di chiarimenti. Mossack Fonseca non risulta essere un consulente fiscale della capogruppo è stata invece la replica del portavoce di Unicredit mentre Ubi Banca dice "Non abbiamo società controllate in quelle località" di Panama e Seychelles. 

'Ubi Banca non ha società controllate in Paesi quali quelli citati e nemmeno i nominativi indicati sono direttamente riconducibili a UBI. È però possibile che siano state gestite delle operazioni dalla Banca per conto di propri clienti, nel rispetto della legislazione del Granducato''. È quanto dice un portavoce in merito ai documenti diffusi dall'Espresso, tratti dai Panama Papers che indicano anche Ubi fra persone e società italiane presenti nelle liste.

Sono milioni i documenti Panama Papers, passati al giornale tedesco Suddeutsche Zeitung e da questo condivisi poi con il pool di reporter investigativi di vari media internazionali fra cui i britannici Guardian e Bbc. 

Il Guardian si concentra su Putin, che viene ritenuto coinvolto indirettamente attraverso la figura di Sergei Roldugin: un musicista, indicati fra i migliori amici del presidente russo e padrino di una delle sue figlie, che sarebbe il terminale almeno nominale di uno spostamento di due miliardi di dollari partiti da Bank Rossya, un istituto di credito guidato da Yuri Kovalciuk, che gli Usa sostengono essere una sorta di banchiere del Cremlino, indirizzati verso Cipro e il paradiso off-shore delle Isole Vergini Britanniche.

Sospetti che peraltro il Cremlino respinge come una montatura, assicurando che la Mosca ha i mezzi per difendere in sede legale la reputazione di Putin.

Altri media coinvolti nella rivelazione allargano da parte loro il campo delle personalità al centro dei sospetti, fra cui figurano esponenti dello spettacolo e dello show business, accanto a criminali e trafficanti, ma anche altri leader politici o persone a loro vicine.

L'israeliano Haaretz, oltre a soffermarsi su businessman e personaggi pubblici israeliani, cita ad esempio aziende che secondo le carte dello scandalo farebbero riferimento ai capi di governo di Islanda e Pakistan.

E inoltre si parla di somme sottratte al fisco da familiari di Xi Jinping, dal re dell'Arabia Saudita o da suoi figli, dalla famiglia del presidente filo-occidentale ucraino Poroshenko.

Nei documenti anche società che sarebbero riconducibili a 33 sigle o individui inseriti nella lista nera degli Usa, per connessioni con i signori della droga messicani, con organizzazioni definite terroristiche come gli Hezbollah sciiti libanesi e con Stati come Corea del Nord o Iran.

Dopo le rivelazioni sulla presunta elusione fiscale perpetrata da nomi illustri, la Ong Oxfam rilancia l'appello ai leader e alle istituzioni mondiali ed europee affinché si arrivi il prima possibile "alla definizione di regole stringenti, che impediscano la sottrazione di risorse alla collettività, attraverso il ricorso a sofisticati meccanismi di elusione fiscale".

A rimetterci sono i cittadini di tutto il mondo, Italia inclusa, denuncia Oxfam sottolineando che "il conto più salato, lo pagano i paesi più poveri: ogni anno, secondo le stime, perdono 170 miliardi di dollari in mancate entrate fiscali".

Un fenomeno, quello del ricorso ai paradisi fiscali, ormai diffuso ovunque, sottolinea Oxfam. "Basti pensare che circa il 30 per cento del patrimonio dei super-ricchi del continente africano è detenuta offshore, con un costo per la collettività di 14 miliardi di dollari all'anno: una cifra che da sola consentirebbe di assumere abbastanza insegnanti per mandare a scuola ogni ragazzo africano e di coprire la spesa sanitaria di 4 milioni di bambini".

Per arginare il fenomeno elusivo, nell'ambito della campagna 'Sfida L'Ingiustizia' Oxfam chiede perciò al governo italiano e ai leader europei e mondiali "di adottare con urgenza misure efficaci di giustizia fiscale".

E lo sta facendo con un appello, cui hanno aderito in due mesi oltre 190 mila cittadini da tutto il mondo, attraverso la petizione 'Basta con i paradisi fiscali'.

Nelle carte dello scandalo sulla rete di banche e studi legali che avrebbero dirottato di nascosto miliardi di dollari verso paradisi fiscali a vantaggio di criminali, leader politici e vip vari, figurano anche il calciatore Lionel Messi e l'attore Jackie Chan.

Accanto, nell'immensa lista dei Panama Papers, anche i re del Marocco Mohamed VI, e quello dell'Arabia Saudita Salman, che furono aiutati dallo studio legale Mossack Fonseca nell'acquisizione di yacht di lusso.

C'è anche il nome del padre dell'attuale primo ministro britannico, David Cameron, morto nel 2010.

Citati anche dirigenti sportivi sudamericani già comparsi nello scandalo Fifa, come l'ex vicepresidente del calcio mondiale Eugenio Figueredo e suo figlio Hugo, nonche' l'uruguaiano Juan Pedro Damiani, del comitato etico della stessa Fifa.

Il nome di Messi viene collegato ad una società con sede a Panama denominata Mega Star Enterprises Inc. e creata nel 2012 - apparentemente per sottrarre capitali al fisco - da Mossack Fonseca. 

Nell'immane massa di socumenti dei Panama Papers compare anche il nome di Michel Platini, ex fuoriclasse della Juventus e dirigente attualmente sospeso dell'Uefa.

Secondo Le Monde, Platini fece aprire una società offshore circa un anno dopo la sua elezione ai vertici del calcio europeo e chiese agli avvocati della Mossack Fonseca di amministrare la Balney Enterprises Corp., nata a Panama il 27 dicembre 2007. Il quotidiano francese non ha avuto risposta alle domande poste a Platini sulle finalità di questa società, ma attraverso un suo portavoce ha fatto sapere che "i suoi affari sono assolutamente legali".


LA SCHEDA

Oltre 11 milioni di documenti segreti analizzati per un anno da 300 giornalisti di 76 Paesi diversi.

Ecco tutti i numeri dei Panama Papers, la più grande fuga di notizie nella storia della finanza, persino più vasta di quelle di Wikileaks nel 2010 e da Edward Snowden nel 2013.

    * 11,5 milioni (2,6 terabyte) - i documenti segreti analizzati dai giornalisti per oltre un anno.
    * 307 - i giornalisti di tutto il mondo che si sono occupati dell'inchiesta riuniti nell'International Consortium of Investigative Journalists.
    * 76 - i Paesi dai quali provengono i reporter.
    * 140 - tra politici, personaggi famosi, imprenditori e sportivi o persone a loro vicine citate nei documenti segreti.
    * 12 - i leader politici tra re, presidenti e primi ministri coinvolti dallo scandalo * 33 - tra persone e società citate nell'inchiesta sono inserite nella 'lista nera' degli Stati Uniti per legami con il terrorismo.
    * 214.000 - le società offshore che compaiono nei file, legate a oltre 200 paesi diversi. * 38 anni - dal 1977 al 2015, gli anni ai quali fanno riferimento i documenti.
    * 14.000 - i clienti dello studio legale di Panama Mossack Fonseca, al centro dello scandalo, che ha uffici in 42 paesi in tutto il mondo e 600 impiegati

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