L'asse toscano Renzi-Verdini infiamma la polemica nel Pd

«Se davvero Verdini ha voglia di primarie, convinca la destra a organizzarle. Le nostre sono off limits per chi non è di centrosinistra», lo scrive su Twitter il presidente del Pd Matteo Orfini, in risposta alle dichiarazioni dell’ex senatore di Forza Italia, ora leader del gruppo Ala che ha sostenuto il governo Renzi anche in voti di fiducia.

«A Roma abbiamo il dovere di andare a votare alle primarie per Giachetti. È importante che vinca lui», avrebbe detto Denis Verdini, leader di Ala, secondo quanto riportato oggi da La Repubblica.

Il quotidiano riporta anche una confidenza che il deputato di Ala Ignazio Abrignani, braccio destro di Verdini, avrebbe fatto ieri alla Camera. «Io - avrebbe detto - ho già chiesto ai miei amici di andare ai gazebo per votare Giachetti, ci andrò anche io, perché è ormai chiaro che Roberto gioca una partita ad alto rischio. Se vince lui, presenteremo una lista civica che lo sostenga».

Lo stesso Abrignani, però, oggi corregge il tiro e spiega: «Stimo l’onorevole Giachetti, anche per comuni passioni, e lo riterrei un ottimo candidato della città in cui vivo, per cui, se fossi un elettore
del Pd, domenica avrei votato per lui. Ma nè io, nè i miei amici siamo iscritti al Pd e non abbiamo pertanto alcuna intenzione di partecipare a questa battaglia».

Sull’asse toscano Renzi-Verdini interviene anche l’ex premier Massimo D’Alema: «È avvenuto un cambiamento politico, senza che ci fosse alcuna discussione. Noi abbiamo rotto a sinistra e ci siamo alleati con una parte della destra.
Credo che quando si chiede di discutere politicamente della prospettiva verso cui andiamo si fa una richiesta giusta.

A me preoccupa la politica del Pd, il fatto che noi abbiamo rotto a sinistra con una parte delle persone con cui eravamo andati insieme alle elezioni: una parte di quella sinistra ora è all’opposizione mentre una parte della destra contro cui eravamo andati alle elezioni ora fa parte del governo e della maggioranza.
Questa rottura a sinistra e questa alleanza a destra è la prospettiva del Pd? Questa domanda è legittima e bisognerebbe rispondere in modo più serio e garbato di come non si è risposto in questi giorni. Siamo in attesa», attacca D’Alema.

E aggiunge: «Penso che quando una parte significativa del tuo partito ti chiede il congresso si debba rispondere in modo più argomentato e non nel modo sbrigativo e autoritario con cui si è risposto».

Duro anche l’ex segretario Pier Luigi Bersani: Il Pd? «Ormai siamo alla Casa delle libertà». Il no di Renzi al congresso anticipato? «È una risposta arrogante».

Dopo giorni di silenzio, Bersani irrompe sul nodo Verdini dimostrando che il sì alla fiducia di Ala proprio non gli è andato giù e, da Montecitorio, si rivolge direttamente a Matteo Renzi: «Non abbiamo bisogno di Verdini e Renzi, deve scegliere tra l’esser quello che rottama o quello che resuscita».

Parole, quelle di Bersani, che testimoniano il malumore crescente della sinistra Pd. Pronta, già a Perugia fra una decina di giorni a dare il là ad una sua prima linea congressuale.

La polemica su Verdini, intanto, non si spegne, sebbene dalla maggioranza Pd si decida di fatto di ignorare l’attacco di Bersani. «Oggi ci sono dati importanti sull’economia che testimoniano che siamo sulla strada della ripresa, non mi perderei in polemiche interne che non interessano a nessuno», replica il vicesegretario Pd Lorenzo Guerini mentre il presidente dell’assemblea Dem, Matteo Orfini, focalizza l’attenzione sulle primarie di domenica: «Io mi occupo di vincere le elezioni a Roma» mentre «l’identità del Pd è in ciò che fa il Pd non in ciò che pensa Verdini». Più velenosa la risposta del renziano Andrea Marcucci: la questione per la minoranza è «più da lettino dello psicoanalista che da dibattito congressuale».

Ma per Bersani l«avvicinamentò di Ala alla maggioranza è un vero e proprio spartiacque, un’operazione di puro »trasformismo parlamentare« sul quale andrebbe fatta »una discussione congressuale«. E la discussione, anche senza Congresso, ci sarà, assicura l’ex segretario, sebbene Renzi sia »riuscito a cambiare le papille gustative di un bel pezzo dell’area democratica e dell’informazione«. Ma un suo addio al Pd è escluso nella maniera più netta. »La scissione la faranno loro, non io. E per buttarmi fuori ci vuole un bel fisico«, spiega.

I nodi, insomma, nel Pd non verranno al pettine prima delle amministrative anche se la convention di Perugia (l’11-13 marzo) organizzata da Roberto Speranza - ma alla quale saranno presenti anche gli esponenti delle altre minoranze come Giani Cuperlo - segnerà una prima tappa di avvicinamento della minoranza al Congresso. minoranza che, anche sul caso Verdini, resta eterogenea tanto che non tutti condividono ‘in totò l’attacco di Bersani. Non è questo il problema, il problema è se quest’alleanza diventa strutturale, spiega un parlamentare.

«La scelta di Verdini di partecipare alle primarie del Pd sostenendo i candidati renziani è la naturale conseguenza dell’ingresso di Ala nella maggioranza di governo. Finora accolti, da molti ma non da non da noi, a braccia aperte», afferma il deputato Roberto Speranza, ex capogruppo alla Camera, che oggi guida la minoranza Pd.
Speranza si rivolge poi a Orfini: «Il presidente del Pd giustamente stoppa Verdini che vuol partecipare alle nostre primarie...
Benvenuto tra i Gufi!!! #megliotardichemai», scrive su Twitter.

«Oggi il presidente del Pd - aggiunge su Facebook - ha dato stop a Verdini che vuol partecipare alle nostre primarie. Meglio tardi che mai. Ora però ne parli con Renzi, temo abbiano idee diverse. In ogni caso si decidano».

Nel frattempo il centro prova a riorganizzarsi. Solo ieri Verdini spiegava che l’unione delle formazioni centriste «è inevitabile».

E lo stesso Verdini è stato invitato, da ospite, alla kermesse organizzata da Scelta civica per il 19 marzo, primo embrione di un polo moderato e pro-riforme. Un progetto che, per Enrico Zanetti, non deve essere ‘di palazzò nè nascere con un’unione dei gruppi, ma partire dal basso, dai programmi e avere come presupposto l’alleanza con Renzi.

Le distanze con Ncd (freddina sulle parole di Verdini), insomma, restano mentre Giacomo Portas, alleato di Sc alle amministrative e titolare del marchio Moderati per Renzi già mette un punto a un eventuale unione con Verdini: «Già l’ho detto, con lui non ci vado...».

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