Parigi, i servizi segreti iracheni avevano lanciato l'allarme

È stato il califfo dell'Isis Abu Bakr al-Baghdadi in persona ad ordinare di colpire i Paesi «nemici» creando un'unità specifica per la pianificazione degli attacchi terroristici. Ed è forse anche questa notizia che ha spinto la Francia ad attaccare ieri sera la «capitale» dell'Isis, Raqqa.
Baghdad aveva avvertito della minaccia «imminente» Parigi, Teheran e Washington, 24 ore prima della mattanza nella capitale francese. Le rivelazioni che arrivano dall'Iraq e dagli Usa fanno tremare le mura delle cancellerie occidentali. Il gruppo di fuoco per colpire Parigi, recita un documento degli 007 iracheni «era composto da 24 elementi, 19 con il compito di effettuare gli attentati, addestrati a Raqqa», la «capitale» del Califfato in Siria, «e altri 5 per il coordinamento e la logistica».

Fonti dell'intelligence francese si sono difese affermando che «minacce di attentati imminenti arrivano ogni giorno». Ma gli 007 francesi ora rischiano di finire davvero nella bufera.
Degli 8 terroristi entrati in azione a Parigi - il numero è stato fornito dall'Isis stesso nella sua rivendicazione del massacro - almeno quattro sono presunti «foreign fighter». Tre francesi e un belga. Ed è caccia all'unico terrorista che non si è rivelato un kamikaze ed è in fuga in Belgio e da ieri sera è il ricercato numero 1 dalle polizie di tutta Europa. L'ottavo killer del gruppo che ha fatto strage a Parigi si chiama Abdeslam Salah, ha 26 anni, è nato a Bruxelles ma è francese. «Individuo pericoloso», si legge nell'avviso di ricerca testimoni diffuso dalla polizia francese assieme alla foto.

Il Belgio si conferma così base di partenza e di rifornimento per il terrore che opera in Francia. A Molenbeek, da dove Salah è partito per andare a colpire a Parigi, si era procurato le armi anche Amedy Coulibaly, killer del supermercato kosher di gennaio. I ministeri dell'Interno francese e belga hanno deciso di lavorare in modo congiunto, anche se i primi risultati non sono stati spettacolari.

In particolare, colpisce il fatto che alle 8 del mattino di sabato - pur fermato alla frontiera di Cambrai per un controllo insieme con il fratello e un altro uomo - Salah non sia stato trattenuto.

La segnalazione di ricerca non era arrivata da Parigi agli agenti belgi, nonostante l'uomo risultasse da ore come colui che aveva noleggiato la Polo nera dalla quale erano sbarcati i tre kamikaze che hanno puntato i kalashnikov contro il pubblico inerme di giovani che ascoltavano un concerto rock al Bataclan.

Raggiunta più tardi, nella Golf passata tranquillamente al confine c'erano ormai soltanto il fratello di Abdeslam e l'altro uomo. Il ricercato era svanito nel nulla.

L'uomo aveva guidato la Seat nera dalla quale erano scesi i killer col kalashnikov a seminare vittime fra i ristoranti dell'est di Parigi, poi aveva depositato il fratello Brahim nel caffè di boulevard Voltaire dove - seduto al tavolo - si è fatto esplodere azionando la cintura da kamikaze.

Poi aveva parcheggiato l'auto in banlieue, a Montreuil, dove il veicolo è stato ritrovato ieri mattina con tre kalashnikov all'interno. In seguito era stato raggiunto dal fratello accompagnato da un'altra persona, partiti alle 3 del mattino da Bruxelles con una Golf.

Il puzzle dell'azione terroristica di venerdì comincia a prendere così forma: del primo gruppo di kamikaze, quello del Bataclan, si conosce da ieri il nome di Ismael Omar Mostefai, francese, 29 anni, un soggiorno in Turchia nel 2013.

Del secondo, i tre kamikaze dello Stade de France, si conoscono Bilal Hadfi (viveva in Belgio e aveva combattuto in Siria con l'Isis) e Ahmad al Mohammad (presunto siriano entrato in Europa da rifugiato, ma la sua identità non è certa); nel terzo gruppo c'era il super ricercato Abdeslam Salah, il fratello Brahim morto suicida al ristorante, e forse un terzo uomo.

La polizia francese continua a interrogare le sette persone della famiglia di Moustefai per cercare ogni indizio utile e ormai ha in mano diversi elementi per risalire a complicità e appoggi logistici.

Intanto, in qualche modo il caos è a Parigi. Ieri prima è arrivata la notizia che erano aumentate le vittime, da 129 a 132, poi è stata smentita. Ma la tensione si è vista soprattutto in serata a palce de la Republique, a causa, probabilmente dello scoppio di una lampadina o di alcuni petardi, che hanno scatenato il panico tra la gente che è scappata.

C'è voluta un'oretta per tornare alla normalità. Una normalità che domani mattina, con la riapertura di scuole, uffici pubblici e musei, i parigini dovranno riconquistare lasciandosi alle spalle un fine settimana di terrore.
Intanto il governo minaccia azioni dure: il ministro degli interni Bernard Cazeneuve ha annunciato in diretta tv la chiusura delle moschee più radicali.

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