Il capo dell'Fbi: "Troppe critiche alla polizia rafforzano i criminali"

Le troppe critiche sulla brutalità e il razzismo della polizia americana e le tante indagini avviate di recente sui comportamenti di molti agenti hanno indebolito le forze dell’ordine e rafforzato i criminali: parole pesanti, soprattutto se proferite dal numero uno dell’Fbi, James Comey. In rotta di collisione con quanto l’amministrazione Obama sta facendo per punire gli abusi nell’uso della forza e per rendere più trasparenti le pratiche adottate dalla polizia, sospettate di violare in più di un’occasione i più elementari diritti civili.

Ma per Comey molti episodi - come quelli che hanno riguardato agenti che hanno ucciso cittadini afroamericani disarmati - sono stati eccessivamente pubblicizzati. Un comportamento che ha avuto come effetto un aumento dei crimini commessi negli ultimi mesi. Qualcuno lo chiama «effetto Ferguson», riferendosi all’uccisione del giovane di colore Michael Brown, che ha suscitato un’ondata di sdegno in tutti gli Stati Uniti.

Il capo dell’Fbi indica anche le conseguenze negative secondo lui legate alla politica dell’amministrazione Obama di alleggerire le carceri, liberando molti detenuti finiti in prigione per reati minori. «Ho la forte sensazione - ha spiegato Comey - che l’aumento dei crimini sia legato alla brutta aria che almeno da un anno a questa parte tira sulle forze dell’ordine». Un riferimento neanche tanto velato anche alle indagini avviate dal Dipartimento alla giustizia per appurare l’eventuale violazione dei diritti civili da parte di molti poliziotti o di interi comandi di polizia, da Ferguson a Baltimora.

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