«È duro fare il presidente, serve un giusto compenso»

di Daniele Battistel

Un equo compenso per un impegno che richiede tempo, presenza, disponibilità. Di fronte alla proposta della presidente del Consiglio comunale Lucia Coppola di fissare per loro un'indennità di carica fino ad un decimo di quella del sindaco (pari cioè a 877 euro lordi al mese) i presidenti dei consigli circoscrizionali fanno fronte compatto rivendicando la complessità del loro incarico. «Se quanto veniva percepito fino all'ultima legislatura era francamente eccessivo - spiega Luigina Bazzanella , presidente a Villazzano - passare all'opposto e non riconoscere alcunché mi sembra ugualmente sbagliato. Per dieci anni quello che ha percepito un presidente era un vero e proprio stipendio: ora mi pare doveroso fissare un minimo riconoscimento di rimborso spese». Spiega poi che all'interno del suo consiglio c'è già stato dibattito sui gettoni da dare eventualmente ai consiglieri: «Da noi ci sono tre studenti ed un precario ai quali un piccolo sostegno economico per l'impegno profuso potrebbe servire». «Anche perché - rincara la dose riferendosi alle laute indennità di consiglieri provinciali e parlamentari - non sono questi i costi della politica». «Teniamo presente che se uno vuole, ed è già successo nella passata legislatura, è possibile rinunciare al gettone» conclude.

Michele Ravagni di Mattarello fa il punto dopo i primi tre mesi di presidenza: «Devo dire che l'incarico comporta un grande lavoro, non solo serale ma anche durante il giorno: incontri con gli assessori e i tecnici comunali, con le aziende pubbliche. Poi c'è gente che viene in ufficio, ci sono telefonate, ci sono i giorni di ricevimento e il tempo per firmare delibere. Per un presidente si tratta di un impegno che assorbe parecchio tempo. Certo, uno lo fa per il proprio paese, e dunque lo farebbe anche gratis, ma penso proprio che un'indennità minima sia giusto riconoscerla». Quale? Ravagni non si sbilancia: «Forse 1.800 euro al mese come negli ultimi anni sono tanti, ma l'impegno c'è e credo, almeno per quanto riguarda i sobborghi storici come Mattarello, piuttosto importante. Quindi c'è da considerare che non tutti hanno il tempo di mettersi a disposizione». 
Stessa linea di Stefano Risatti (Meano): «In questi tre mesi di lavoro mi sono accorto che si lavora parecchio e quindi qualcosa è giusto dare. Se uno segue bene le cose utilizza anche due o tre ore al giorno, quindi credo che la cifra proposta da Coppola sia in campana, come pure un riconoscimento ai presidenti di commissione».

Ottavio Campestrini di Gardolo è l'unico neopresidente che si è già espresso in tempi non sospetti sulla questione: «Come gruppo Pd fin dall'inizio della scorsa legislatura avevamo detto che l'indennità e i gettoni potevano essere azzerati, perché erano esageratamente alti. Il documento, però, fu bocciato. A fine mandato abbiamo chiesto che, piuttosto, venissero messi a disposizione una stanza, un computer, un telefono e una stampante per permettere ai presidenti delle varie commissioni di poter lavorare senza spese». Per quanto riguarda l'oggi Campostrini sottolinea: «Rimango sulla stessa linea. Se sarò costretto a ritirare l'indennità vedrò se sarà possibile devolverne almeno una parte a qualche fondo per le persone in difficoltà».

Infine Mariacamilla Giuliani di Ravina: «I vecchi 1.800 euro al mese erano fuori di testa, più di un operaio in fabbrica. Penso però che sia giusto che qualcosa venga riconosciuto. Io mi sono candidata sapendo che poteva essere un impegno completamente gratuito e non mi sono tirata indietro. Certo lavoro ce n'è tanto. Io ho un lavoro, ma magari per qualche giovane studente un piccolo gettone potrebbe essere un modo per farlo avvicinare alla politica».

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