Dellai: no al polo del trentinismo del Patt serve un asse Pd-Upt

di Luisa Maria Patruno

«È emersa chiara una cosa: il Patt ha deciso di lavorare per una mutazione genetica della coalizione di governo, proponendosi come perno di un'area politica, che io definisco del trentinismo, con forti tentazioni blockfrei (libero dai blocchi, Ndr.). Di fronte a questa scelta unilaterale del Patt, se il Pd trentino vuole, noi siamo interessati a costruire insieme il cantiere del nuovo centro sinistra territoriale. Diversamente, proporrò comunque all'Upt di avere coraggio e di lavorare per una sorta di Margherita 4.0». L'ex governatore Lorenzo Dellai, che ha costruito la coalizione di centrosinistra autonomista, con cui oggi anche il suo successore Ugo Rossi governa il Trentino, risponde a botta calda alla convention di giovedì sera a Sanbapolis in cui le Stelle
alpine hanno espresso - apertis verbis - la loro ambizione a diventare partito guida; oggi con questa coalizione, domani anche trovando «nuove convergenze», visto che, secondo il segretario Franco Panizza: ha poco senso oggi parlare di «destra e sinistra».

Onorevole Dellai, cosa intende con «mutazione genetica» della coalizione?

Panizza dice bene che in questa fase i partiti sono in crisi e c'è un problema di rappresentanza. Tan'è che mentre ora si parla di Patt 2.0 - ricordo, scherzosamente, che l'Upt era già 3.0 - abbiamo proposto di iniziare un laboratori chiamato Cantiere,
proprio per questo. E da tempo parlo della necessità di nuove "infrastrutture politiche", vista la frammentazione della società. Il punto è intorno a che cosa si vuole tenere insieme la comunità: e a me sembra che stia emergendo una visione molto diversa rispetto al Patt. Io ho sempre pensato che il centrosinistra autonomista in Trentino potesse essere e per molti anni lo è stato la sintesi di tre culture: la sinistra democratica, la radice popolare e "margheritara" di matrice cattolico democratica, e la tradizione dell'autonomismo radicato che in Trentino aveva sempre fatto storia a sè e che con grande sforzo abbiamo inserito nella coalizione. Non è mai stata solo un'aggregazione elettorale, per vincere, né un insieme di soli partiti: era anche un'alleanza sociale, e puntava ad essere un'anomalia, perché non era né una coalizione solo locale, né solo nazionale. Per questo aveva prodotto una serie di scelte di governo di un Trentino apripista in tanti settori e non omologato.

Che differenza c'è tra la Casa dei trentini con Margherita e Patt, che lei voleva fare nel 2003, e il partito dei trentini che vuole fare oggi Panizza?

La Casa dei trentini era l'idea di rappresentare nella coalizione un'area popolare e insieme autonomista che potesse rafforzare i rapporti con i Ds di allora. Poi la cosa non andò in porto, ma comunque non cambiava lo schema della coalizione di centrosinistra autonomista. Oggi invece il Patt confonde la fortunosa vittoria alle primarie, che ha lasciato come dei pugili suonati sia il Pd che l'Upt, con l'idea di poter esprimere una leadership autosufficiente del partito, pensato come una sorta di perno di un'area politica che definisco del trentinismo con forti tentazioni blockfrei, che si rapporta con il Pd in via tattica, perché ha bisogno di un riferimento a Roma, finché il Pd a Roma comanda. Ma che, a quanto ho visto, non disdegna di coccolare qualche espressione di realtà civiche di centrodestra e non disdegna di accogliere, senza particolari repliche, quel: «Forza Ugo!» di Giacomo Bezzi, che è sembrato curioso e lascia pensare che in quest'area si possano riconoscere espressioni oggi alla deriva di quello che fu il centrodestra del Trentino.

Che conseguenze può avere nella coalizione questa novità?

Il Trentino mai nella storia dell'autonomia è stato governato da un progetto politico localista. La Dc era al tempo stesso locale e nazionale, svolgeva la duplice funzione di partito territoriale e nazionale. Oltre tutto, quando ci si pensa blockfrei, è chiaro che si va dietro alle convenienze. Se la coalizione non è una infrastruttura politica, che ha un legame e un progetto politico comune, c'è una forte preoccupazione. E aumenta quando qualcuno dice: "Visto che Pd e Upt sono in crisi alla coalizione ci pensiamo noi (Rossi a Sanbapolis, Ndr.)". Pd e Upt non possono dunque continuare a scegliere ancora a lungo la strada della supina accettazione di questa mutazione genetica della coalizione. Penso che debbano prendere atto di questa scelta del Patt e costruire una proposta diversa. Penso che il centrosinistra trentino infatti non può impegnarsi su una proposta di polo del trentinismo blockfrei. Dobbiamo lavorare per una grande area del centrosinistra territoriale che trovi nuove forme di raccordo. Quando abbiamo parlato di Cantiere lo abbiamo fatto apposta, vuol dire che è tutto da costruire. Sono due progetti politici diversi.

Ma se nella maggioranza ci sono forze che lavorano a progetti politici diversi, come fanno a continuare a governare insieme? Pensa che si arriverà a una rottura in giunta?

Ecco, il piccolo problema del confronto tra le due visioni - polo localista e polo territoriale - è che queste forze della coalizione hanno per altri tre anni la responsabilità di governare insieme la Provincia e non sarà facilissimo fare convivere la comune responsabilità di governo con la dialettica che si svilupperà tra due opzioni, che sono oggettivamente diverse, per la scelta del Patt di mutare geneticamente la coalizione. Costringeranno il Pd e l'Upt, se non vogliono suicidarsi come talvolta sovviene come dubbio, a mettere in campo un progetto comune. Con questo non è che auspico la crisi di giunta, non vorrei essere equivocato, ma sul piano politico un conto è avere forze che interpretano il medesimo progetto politico, un altro è avere una giunta che ha due infrastrutture politiche diverse e anche contrastanti. Il Pd non penso voglia essere relegato a ruolo di ambasciatore di Roma in Trentino, né l'Upt essere prosciugata o diventare un'appendice dell'area del trentinismo.

Qualcuno nell'Upt, però, sembra preferire il progetto del Patt.

No, sono certissimo che nessuno lo voglia. Sono certissimo che nell'assemblea di settembre l'Upt svilupperà una riflessione importante, perché sui temi della crisi di rappresentanza e su una visione territoriale che non sia localista l'Upt-Margherita è
stata la prima in Trentino a elaborare questa teoria. Ci sarà dunque la capacità di uscire da un momento difficile. Non sarà una passeggiata vivere tre anni di legislatura con due strategie politiche diverse nell'area di governo.

Si è pentito di avere portato a suo tempo il Patt nella coalizione di centrosinistra, regalandogli più visibilità e potere (con due assessori) rispetto al consenso che aveva?

No. Era un accordo e l'ho rispettato. Noi siamo trentini che mantengono la parola. Ho investito politicamente sul rapporto con il mondo autonomista e la politica talvolta conta più dei numeri. E lo rifarei. Lo stato attuale non deriva da quella scelta
ma dal mutamento della prospettiva del Patt, dalla posizione autoreferenziale del Pd e dallo smarrimento dell'Upt. Ma correremo presto ai ripari.

Cosa pensa dell'improvvisa accelerazione della giunta Rossi sulla Valdastico?

Mi è sembrata precipitosa. È una scelta che non può essere ridotta solo a un baratto, a una trattativa con Zaia e Roma. Ha a che vedere con la visione che abbiamo del Trentino.                                    

comments powered by Disqus