Casa, ristrutturare costerà meno che costruire da zero

di Angelo Conte

Ristrutturare sarà molto meno caro che costruire ex novo. Chi demolisce un edificio esistente potrà utilizzare il bonus volumetrico per realizzare immobili anche altrove. Stop a nuove aree di insediamento nei piani regolatori dei Comuni, tranne che per ragioni di necessità abitativa. Ma se uno ha già una casa, però, dovrà prima recuperare questa prima di costruirne una nuova. Dalla giunta provinciale, ieri mattina, è arrivato l'ok al disegno di legge che rivoluziona completamente le norme urbanistiche della Provincia. Prima di diventare legge ora si attende entro l'estate l'approdo in Consiglio provinciale dell'articolato.

Entro l'anno, quindi, e salvo ostruzionismi in Consiglio provinciale, le nuove regole per costruire diventeranno definitive.
«Uno dei principi guida della riforma urbanistica - afferma l'assessore provinciale Carlo Daldoss che ha presentato la delibera approvata dalla giunta - è quello della salvaguardia del suolo in cambio di maggior flessibilità sull'esistente».
Rispetto al testo presentato originariamente dalla giunta provinciale alle parti sociali e al Consorzio dei Comuni, afferma Daldoss, «abbiamo accolto dei suggerimenti giunti dal Consiglio delle autonomie locali, come, ad esempio, mettere una forchetta sugli oneri di urbanizzazione». In sostanza, infatti, la riforma urbanistica prevede che gli oneri di urbanizzazione, la tassa calcolata sul costo delle costruzioni stabilito annualmente dalla Provincia, varino tra il 5 e l'8% sulle ristrutturazioni e siano quasi triplicati, tra il 15 e il 20%, per le nuove costruzioni.

Contro gli «eco-mostri» poi, ovvero contro gli immobili non in regola e che hanno le caratteristiche per essere demoliti, ecco la norma che prevede l'agevolazione dell'abbattimento degli edifici, la cui lista è stata trasmessa alla Provincia dalle Comunità di valle, con i crediti edilizi. Ovvero chi si accolla i costi per la demolizione, può usare il volume di quanto si abbatte per usarlo in parte altrove. O, se si vuole utilizzare nel luogo dove è stato abbattuto l'edificio, si ha diritto a conservare la titolarità del volume abbattuto che diventa in questo caso, virtuale.

L'obiettivo dichiarato della riforma urbanistica, come ha spiegato più volte lo stesso Daldoss, è quello di arrivare al consumo zero del territorio entro il 2020, quindi tra soli cinque anni. Alla base della meta fissata dalla riforma urbanistica c' una riflessione basata sui numeri. In trent'anni il territorio urbanizzato nella nostra provincia è aumentato del 64,9%.
Come detto, per raggiungere l'obiettivo generale, si sancisce espressamente l'impossibilità per i Piani regolatori generali dei Comuni di individuare nuove aree di insediamento, se non per soddisfare esigenze abitative primarie, quando non ci sono soluzioni alternative (ovvero quando non si possegga già una abitazione).

Allo stesso modo il Piano regolatore generale del Comune non può individuare nuove aree produttive, se non in mancanza di soluzione alternative.
Sempre per incentivare l'intervento sulle case esistenti e per evitare che si cerchino alternative, ecco che si prevede una sopraelevazione di un metro degli edifici anche in centro storico al posto di nuove aree residenziali.
«In questo caso - afferma ancora Daldoss - siccome applicazione è immediata per i proprietari con la richiesta di una semplice concessione edilizia, ci sarà la possibilità ai Comuni di indicare espressamente gli immobili per i quali, invece, la sopraelevazione dei tetti non verrà concessa». Per quanto riguarda poi le seconde case, la riforma urbanistica prevede una stretta ulteriore rispetto alla precedente norma varata dall'allora assessore all'urbanistica Mauro Gilmozzi.

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