Forza Italia si sfila, riforme costituzionali nel caos

Alta tensione in Parlamento sul destino delle riforme costituzionali fortemente volute dal premier Matteo Renzi. All’indomani del’incontro di Arcore fra Silvio Berlusconi e Matteo Salvini con l’intento di rinsaldare l’intesa fra Forza Italia e Lega Nord, in vista delle regionali di maggio, poco fa Francesco Paolo Sisto (Fi) si è dimesso da relatore delle riforme istituzionali a Montecitorio.

Sisto, che è presidente della commissione Affari costituzionali e relatore del provvedimento con Emanuele Fiano del Pd («io andrò avanti», ha precisato quest’ultimo), ha spiegato di dimettersi «con il dolore profondo del giurista cui viene data l’occasione di riscrivere la Costituzione, ma con la coerenza di una appartenenza a un partito senza opportunismi».
«Con senso di responsabilità - ha detto quindi - Fi ha partecipato a una intesa innaturale con il Pd per una cooperazione sulle riforme che non rinnegasse il passato, con cancellasse il presente e non precludesse il futuro. Un patto che è una transizione temporanea e che oggi non è più viva in quanto l’accordo è stato sciolto e Fi si ritiene libera di non essere scontenta. Noi voteremo conclude - quella parte delle riforme conforme ai valori di Forza Italia. Se prima rinunciavamo per il bene del Paese, oggi questa disponibilità non c’è più».

Ora si stagliano ombre minacciose sul cammino della riforma, a cominciare da quella parecchio contestata del Senato (che dovrebbe diventare una Camera delle regioni non eletta dai cittadini) e dalla revisione del Titolo V sulle autonomie.

«Con le dimissioni di Sisto da relatore, e con il diverso atteggiamento di Forza Italia in aula il Pd prenda atto che ci troviamo di fronte ad un nuovo scenario, si fermi e modifichi quelle norme che fino ad ora hanno diviso», commmenta il capogruppo di Sel, Arturo Scotto. E aggiunge: «Ancora più grave, poi, è il contingentamento dei tempi che la maggioranza ha imposto, neanche stessimo facendo una corsa. Il risultato è che si impedisce una corretta discussione e un corretto approfondimento dei temi in votazione Sel considera questo atteggiamento del Pd lesivo delle prerogative delle opposizioni».
L’altro esponente di Sel Guido Quaranta si è dimesso da relatore: «Mi rifiuto di intervenire su queste riforme come relatore di minoranza: fatevele da soli».

Ma dal Pd si getta acqua sul fuoco e si ripete che le riforme proseguono, la speranza evidentemente è di trovare in altri gruppi i voti necessari a palazzo Madama, dove senza Forza Italia il governo sarebbe già andato sotto nel delicato voto di due settimane fa sulla nuova legge elettorale: «Mi spiace per le dimissioni di Sisto ma noi andiamo avanti. Il patto del Nazareno sono le riforme che portiamo avanti. Vedremo in Aula che fa Fi, non ci pare che all’interno ci siano idee chiare ma non metto bocca nei partiti altrui», dice il sottosegretario Luca Lotti, fidatissimo bracico destro del premier.

Suggerisce una pausa di riflessione. invece Lorenzo Dellai, capogruppo di Per l’Italie e ex presidente del Trentino: «La decisione del presidente Sisto, che rispettiamo, di dimettersi da relatore di maggioranza del provvedimento sulle riforme costituzionali comporta la necessità di una riflessione politica tra i gruppi parlamentari solidali con il governo su tempi e modalità di prosecuzione del percorso.
Pur nutrendo perplessità sul alcuni punti delle riforme costituzionali e dell’Italicum, il gruppo Per l’Italia-Centro Democratico ha sempre dimostrato lealtà all’esecutivo durante l’iter di questi provvedimenti. Non lo abbiamo fatto perché richiesto dal Patto del Nazareno - che non abbiamo mai demonizzato ma al quale siamo estranei - quanto piuttosto perché riformare le istituzioni è necessità del Paese».

Per parte sua, M5S, con Carlo Sibilia, chiede il rinvio in commissione delle riforme costituzionali in seguito alle dimissioni di Sisto. Ma l’aula della Camera, seguendo le indicazioni di Pd e maggioranza, ha bocciato la richiesta, Fi ha votato come il resto dell’opposizione.

Si profila dunque una settimana di fuoco per il governo e per l’approvazione delle riforme orfane del patto del Nazareno. La larga maggioranza che al Senato aveva approvato l’Italicum e le modifiche costituzionali oggi non c’è più.
Per questo Matteo Renzi, ieri, alla vigilia della ripresa dei lavori parlamentari, ha fatto il punto sulla tenuta della maggioranza con il leader di Ncd, Angelino Alfano, considerato che negli ultimi giorni gli alleati di governo avevano chiesto al premier un nuovo patto di alleanza sulle riforme. Adesso bisogna capire se il Nuovo Centrodestra resterà compatto insieme ad Area Popolare o se perderà pezzi.

Dall’altra parte c’è Silvio Berlusconi, che dopo la rottura del patto del Nazareno, sta cercando di riunire il centrodestra tanto che ieri sera ad Arcore ha incontrato il leader della Lega Nord, Matteo Salvini. L’ex Cav dice di essere tornato all’opposizione a 360 gradi e che Forza Italia voterà solo le riforme che saranno considerate positive. Un’altra grana per il presidente del Consiglio potrebbe essere causata dall’atteggiamento di Scelta Civica, che chiede un chiarimento dopo il «trasloco» di otto senatori nel Pd.

Il nuovo segretario Enrico Zanetti, reduce dal congresso, lancia il suo guanto di sfida: «La riforma della legge elettorale così com’è non la votiamo». Mentre sulla riforma costituzionale potrebbe lasciare libertà di coscienza. Se si considera che anche la minoranza dem è contraria all’Italicum in molti suoi aspetti, i numeri alla Camera potrebbero essere ridotti. Le due linee sono sempre le stesse: il governo insiste nel sostenere che non c’è spazio per modifiche mentre la minoranza Dem chiede di aprire di nuovo il dibattito, soprattutto sui capilista bloccati.

Per quanto riguarda la riforma costituzionale, dalla Lega Nord e da Forza Italia è attesa una valanga di emendamenti. La discussione potrebbe allungarsi con un vero e proprio ingorgo parlamentare e l’Italicum potrebbe addirittura slittare a Pasqua.
L’ostruzionismo potrebbe fare da padrone in Aula nelle prossime settimane. Anche se il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi ha garantito che da domani ci saranno sedute «tutti i giorni dalle 9 alle 23» per chiudere la riforma costituzionale alla Camera.
Così poi si passerà alla legge elettorale, con o senza i voti di Forza Italia.

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