Droga: le pene più severe non sono servite a nulla

Pene più severe non hanno portato benefici nella lotta alla droga. Lo sottolinea il Primo presidente della Cassazione Giorgio Santacroce nella sua relazione per la cerimonia di apertura dell’anno giudiziario. «La gravità della sanzione non assicura un effetto di deterrenza, sicché appare criticabile la tendenza del legislatore a inasprire continuamente le pene detentive» in materia di stupefacenti, ha detto, specificando che la  Fini-Giovanardi non «ha prodotto alcuna contrazione dei reati in materia di droghe».

PRIGIONI SOVRAFFOLLATE
Sul sovraffollamento carcerario e i diritti dei detenuti, l’Italia è ancora sotto osservazione e a giugno è attesa una nuova pronuncia del Consiglio d’Europa: «tutti gli allarmi lanciati restano drammaticamente attuali».

TORTURE
«Una rinnovata, espressa e urgente sollecitazione va rivolta al Parlamento per quanto concerne la tortura. Il disegno di legge, volto a introdurre questo specifico delitto, risulta ancora in fase di esame, lasciando perdurante l’inadempimento dell’Italia verso un obbligo internazionale».

CORRUZIONE
Si vorrebbero «aggravare le pene per la corruzione e di riflesso o autonomamente prevedere più lunghi termini di prescrizione per questo reato»: «dell’inutilità di un aumento di pena si è già detto» e «il problema della prescrizione non è tanto quello di aumentarne i termini, quanto quello di stabilirne la decorrenza» tenendo presente che spesso «la notitia criminis viene acquisita a distanza di tempo dalla commissione del reato». «Recenti clamorose indagini giudiziarie» gettano «una luce sconcertante sulla capacità della criminalità di insinuarsi nelle istituzioni e nell’economia». Indagini che hanno riproposto «l’esigenza di una lotta alla corruzione che non sia soltanto di tipo repressivo ma sia tale da impedire, con idonei strumenti preventivi di controllo, il prodursi di accadimenti che offuscano gravemente l’immagine del nostro Paese, anche a livello internazionale».

MENO PROCESSI
«Rispetto agli anni passati la situazione della giustizia penale è lievemente migliorata, anche se nella società italiana è tuttora radicata l’insoddisfazione per un sistema penale che non svolge una apprezzabile azione dissuasiva». Negli uffici di merito è «diminuito» il numero dei nuovi processi iscritti. Tra luglio 2013 e giugno 2014, sono stati iscritti 3.349.742 nuovi processi e ne sono stati definiti 3.207.216. Nelle Corti di appello c’è stato il calo più «rilevante» pari al -10,6%. Fa eccezione la Cassazione, come nel civile, dove c’è stato un aumento del 4,1% dei ricorsi (55.822).

TROPPI AVVOCATI
È «impressionante» il numero degli avvocati italiani, dei quali «ben 58.542» iscritti all’albo dei patrocinanti in Cassazione, un dato che «è un’altra anomalia del nostro sistema perché non si giustifica con una esigenza di mercato». «L’avvocatura, coinvolta nei progetti di riforma della giustizia civile dall’attuale Governo, non solo ha conseguito un rilevante successo di immagine, ma ha anche assunto centralità istituzionale in una società che si qualifica post-moderna». Secondo Santacroce, adesso, l’avvocatura - per effetto delle riforme come quella della negoziazione assistita - «dovrà acquisire la consapevolezza del ruolo assegnatole dalla legge e attivare una concreta azione collaborativa».

ARRETRATO
«Sul piano nazionale si è avviato un consistente processo di riduzione del contenzioso pendente, che riguarda gli uffici giudiziari di ogni grado», rispetto al 2012 i processi civili pendenti «si sono ridotti del 4,2% e del 6,8% nel 2014, attestandosi in questo ultimo anno al numero complessivo di 4.898.745». Santacroce ha parlato degli effetti positivi sulla giustizia civile dovuti «alla riduzione delle nuove iscrizioni, che si è manifestata soprattutto nelle corti di appello (-15,1%) e in misura minore nei tribunali e negli uffici dei giudici di pace». In controtendenza la Cassazione dove invece si è registrato «un aumento dell’1,1% delle nuove iscrizioni».
Le riforme che «hanno lasciato il segno» consentendo questi risultati, secondo Santacroce, sono state la legge 90 del 2014 sulla semplificazione e trasparenza amministrativa e l’efficienza degli uffici giudiziari e la legge 132 del 2014 sulla negoziazione assistita e gli arbitrati.

CASSAZIONE AL COLLASSO
«Ipotizzando l’impossibile sopravvenienza zero, occorrerebbero pur sempre tre anni e 4 mesi per azzerare le cause arretrate della Corte di Cassazione»: serve una «energica cura dimagrante» che alleggerisca la Suprema Corte dei processi pendenti da anni per consentirle di svolgere il suo ruolo che è quello «di assicurare l’uniformità della giurisprudenza, e con essa la certezza del diritto e la prevedibilità delle decisioni future».«Sono restate pressoché inascoltate le reiterate richieste di interventi legislativi che rimeditino profondamente le tipologie dei vizi prospettabili in sede di legittimità e definiscano i casi di ricevibilità del ricorso per cassazione approntando per essi più snelli moduli decisionali». Insomma, Santacroce chiede filtri anche per i ricorsi in Cassazione e la possibilità di modelli di sentenze standard per le cause seriali.
«Diciamo queste cose da anni, ma se il Legislatore non interverrà per risolvere questa ingiustificabile e non più tollerabile situazione, si dovranno studiare nuovi criteri e modalità di proposizione e decisione dei ricorsi. In questa prospettiva mi riservo di convocare in tempi brevi una Assemblea generale della Corte di Cassazione», ha sottolineato Santacroce.

UN FILTRO PER L’APPELLO
Il giudizio di appello si può «strutturare in modo diverso, circoscrivendolo al controllo degli errori che possono aver inficiato il giudizio di primo grado». «Non si tratta di garantire la ragionevole durata dei processi tagliando sul terreno delle impugnazioni. L’appello - prosegue Santacroce - è un istituto che risponde a una esigenza fondamentale, che è quella di correggere, ove necessario, l’errore del primo giudice. Eliminare l’appello vorrebbe dire perdere una fetta importante di garanzia». Tuttavia, secondo Santacroce, un «filtro» deve essere messo. Secondo il magistrato, inoltre, per snellire i tempi della giustizia, «si impone, allora, sia per il civile che per il penale, una selezione molto incisiva delle materia riservate alla magistratura togata, in modo da conseguire una significativa riduzione delle sopravvenienze».

RISCHI PER LA POLITICA
«Il pericolo più grave è rappresentato, nell’attuale società globalizzata, dalla possibilità che la politica sia “asservita” alle scelte economiche e che l’economia assurga al ruolo di guida delle decisioni politiche, innalzandosi a unico parametro dell’agire dell’uomo». «Il rischio è che nell’intraprendere l’opera di riforma, - prosegue Santacroce - anche l’esercizio della giurisdizione venga valutato non per l’efficacia con la quale risponde all’effettiva tutela dei diritti, nella costante tensione tra ‘valori non negoziabilì e promozione della persona, ma per il suo conformarsi alle indicazioni emergenti dalle esigenze dell’economia».

RIFORME
«Riformare la giustizia è una delle priorità ineludibili del Paese», «segnali di riattivazione di un progetto riformatore si sono già manifestati», uno sforzo «apprezzato anche all’estero»: «perché tutto non rimanga una dichiarazione di intenti e si realizzi, occorre che siano garantiti la solidità del quadro politico, un serio dibattito istituzionale e il rifiuto di soluzioni improvvisate».

GRAZIE A NAPOLITANO
Grazie a Giorgio Napolitano per i 9 anni di «impegno straordinario» come «autorevole e apprezzato» «custode delle istituzioni repubblicane» e della Costituzione, con l’augurio di «riprendere meritatamente la propria vita».

comments powered by Disqus