Approvata in via definitiva la manovra economica

La legge di stabilità 2015 ha concluso l'iter parlamentar e ora entrerà in vigore. La Camera, grande assente il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, ieri sera ha approvato in via definitiva il testo della manovra, rendendo operativo il ddl uscito dal consiglio dei ministri del 15 ottobre e modificato nell'esame parlamentare.

I punti cardine restano sostanzialmente quelli voluti dal governo. Il bonus da 80 euro viene reso strutturale per la platea inizialmente prevista, quella dei lavoratori dipendenti compresi tra gli 8.000 e i 24.000 mila euro di reddito annuo, ma non arriva l'estensione annunciata inizialmente a pensionati e incapienti.

L'approvazione della legge di stabilità a Montecitorio è stata caratterizzata dal colpo di coda del Movimento 5 Stelle, in una delle giornate più lunghe per i grillini che hanno dovuto vedersela anche con la fuoriuscita dalle loro file di tre parlamentari. I pentastellati non avevano dato particolare filo da torcere in Commissione Bilancio né durante i voti di fiducia nel primo esame dell'Aula. Ma hanno deciso di smuovere le acque in questo secondo passaggio alla Camera, scatenando in più occasioni una vera e propria bagarre mediatica.

Un capitolo delicato, destinato a lasciare una scia di tensione con possibilit esisti megativi è quello dei nuovi tagli agli enti locali, specie alle Province ordinarie che vedono ora a rischio l'erogazione di una serie di servizi.

Nel corso della votazione degli emendamenti (tutti respinti), i 5 Stelle hanno tentato, con tre distinti blitz, di occupare i banchi riservati in aula al governo, spingendo il presidente Laura Boldrini ad espellere in varie tornate una quindicina di deputati.

Il M5S ha contestato le misure fino all'ultimo, prima per contestare i giochi "sovvenzionati", esponendo cartelli contro il "governo d'azzardo", poi contro l'aumento dell'Iva sui pellet (dal 4% al 22%).

Misure importanti ma minori rispetto agli interventi della manovra. Dagli 80 euro al bonus bebè, dallo stop ai rincari di Tasi e canone Rai fino al rinnovo dell'ecobonus, sono molte le norme che influiranno sulla vita delle famiglie, hanno spiegato gli esponenti del governo Renzi.

Così come sull'attività d'impresa e sul mondo del lavoro: il governo ha infatti puntato sugli sgravi Irap sul costo del lavoro, cavallo di battaglia del mondo imprenditoriale, per facilitare la vita alle aziende e, allo stesso tempo, per favorire le assunzioni a tempo indeterminato.

Una misura specifica è stata pensata anche per le partite Iva, escluse già quest'anno dal bonus da 80 euro.

Il regime forfettario sale al 15% ma la platea si allarga ai redditi tra i 15.000 e i 40.000 euro. Nuove soglie che però non sono piaciute al Parlamento che da destra, con Forza Italia e Fratelli d'Italia, a sinistra, con Cesare Damiano del Pd, hanno criticato il "giro di vite" di un governo che degli autonomi "si interessa ancora poco".

Si allentano anche alcuni vincoli e tutele per i lavoratori, con l'intento di favorire gli investimenti industriali.

Tanti, secondo il Movimento 5 Stelle assolutamente troppi e in odor di "marchetta", anche gli interventi microsettoriali inseriti nonostante il caos finale scatenato al Senato. Tanti e tali da spingere anche il presidente della Commissione Bilancio di Palazzo Madama, Antonio Azzollini, a prendersela con Matteo Renzi, per l'evento "senza precedenti" vissuto lo scorso fine settimana in aula al Senato, dove il voto finale del ddl è arrivato all'alba dopo continui rinvii.

In realtà tra le modifiche fondamentali introdotte a palazzo Madama spicca quella dei giochi che, insieme ad altri interventi, ha fatto lievitare la manovre di circa un miliardo.

Salve le vacanze di Natale per i parlamentari, ora l'attenzione si sposta sull'Europa. In vista del giudizio finale di marzo, ma anche per ottenere il via libera alla reverse charge sull'Iva. Senza l'ok di Bruxelles gli introiti previsti dall'estensione del meccanismo dovranno essere infatti reperiti con un classico delle coperture: le clausole di salvaguardia che vanificherebbero il taglio delle tasse operato per altre vie. La legge di stabilità ne prevede due: l'aumento delle accise sulla benzina e dell'Iva al 25,5%, se anche la spending review non dovesse dare i risultati sperati.

Dubbi degli uffici tecnici di Montecitorio sugli sgravi fiscali per le imprese che non hanno dipendenti: si teme anche in questo caso una bocciatura europea. Sui profili a rischio di qualche norma lo stesso Matteo Renzi ha ammesso che "si è fatto un po' di casino".
Chiuso il capitolo della manovra, ora il governo cercherà di spinger eil Parlamento a seguire un ruolino di marcia serrato sulla legge elettorale, prima che si aprano le grandi manovre sulla successione al Quirinale.

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