Stamina, inchiesta alla fine: venti indagati

È avviata a concludersi con una ventina di indagati l'inchiesta della Procura di Torino sulla Stamina Foundation. Dodici hanno già da tempo ricevuto l'avviso di chiusura indagini, gli altri otto stanno per riceverlo. Si tratterebbe di medici e manager che avrebbero facilitato l'ingresso della terapia «ad uso compassionevole» negli Spedali Civili di Brescia, struttura pubblica

È avviata a concludersi con una ventina di indagati l'inchiesta della Procura di Torino sulla Stamina Foundation. Dodici hanno già da tempo ricevuto l'avviso di chiusura indagini, gli altri otto stanno per riceverlo. Si tratterebbe di medici e manager che avrebbero facilitato l'ingresso della terapia «ad uso compassionevole» negli Spedali Civili di Brescia, struttura pubblica. Il pm Raffaele Guariniello, infatti, aprì il fascicolo nel 2009 e lo chiuse una prima volta nel 2012 con una dozzina di indagati, per poi riaprirlo successivamente. Ora sta aspettando gli esiti degli ultimissimi controlli disposti nei giorni scorsi, per poi recapitare gli avvisi di conclusione delle indagini agli otto che mancano all'appello. Ma già ieri aveva preannunciato che «siamo in dirittura d'arrivo».
La sofferta vicenda di Stamina negli ultimi giorni ha visto aggiungersi nuove testimonianze sull'operato di Davide Vannoni, professore associato di scienze cognitive e presidente della Stamina Foundation. Una famiglia torinese lo ha infatti querelato per violazione delle norme sulla privacy in quanto ha pubblicato su un profilo Facebook riconducibile alla fondazione il video con i presunti miglioramenti della loro figlia di quattro anni, Nicole, dopo le infusioni di cellule staminali avvenute a Udine. Qualche giorno fa la famiglia era stata intervistata dalla trasmissione «Presa diretta» di RaiTre e, oltre a sottolineare che la terapia non aveva avuto alcun effetto sulla bambina, aveva denunciato che esponenti della Stamina li avevano contattati insistentemente per avere la «donazione» di 50 mila euro necessaria per il trattamento. Ieri il video è stato rimosso da Youtube, dove era stato caricato originariamente, su richiesta del garante della privacy. «Non ho mai effettuato visite mediche su Nicole - si difende Vannoni - né ho diffuso per primo il video che ritrae la piccola, ma l'ho semplicemente ripreso da alcuni comitati pro Stamina». Vannoni, indagato per somministrazione di farmaci imperfetti ed esercizio abusivo della professione medica, aggiunge che se si arrivasse a uno stop definitivo alle infusioni «sarebbe un insulto non solo ai pazienti ma anche alla giustizia, perché ci sono sentenze dei giudici che danno diritto a proseguire le cure».
Le indagini della magistratura intanto seguono più filoni. Si concentrano da una parte sull'inefficacia se non addirittura sulla dannosità delle infusioni praticate ai pazienti; in seconda battuta, sulle somme che gli esponenti della fondazione avrebbero chiesto, a diverso tutolo, a persone disperate per le proprie condizioni di salute o per quelle dei propri cari.
Un altro aspetto oggetto d'inchiesta, l'uso di denaro pubblico per somministrare la terapia in strutture pubbliche e sulle modalità in cui si sia arrivati alla somministrazione. secondo la testimonianza del vicepresidente di Stamina, Marino Andolina, a Presa Diretta, a Brescia il metodo sarebbe approdato perché un dirigente della sanità lombarda aveva bisogno della cura.

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