Jeep Camp, percorso spostato Sarà all'esterno dell'area parco

di Manuela Crepaz

Tutto pronto per il Camp Jeep dal in programma dal 12 al 14 luglio? «Siamo a buon punto», conferma il sindaco di Primiero San Martino di Castrozza Daniele Depaoli .

Il «più grande raduno europeo degli amici e proprietari di Jeep con lezioni di guida off-road, test drive, museo della Jeep, sessioni di yoga, giochi e attività sportive organizzate, area bambini, cene sotto le stelle, concerti e dj set», come viene reclamizzato dalle mail che sono arrivate a tutti i proprietari dell'iconico fuoristrada, proponendo la partecipazione nella «splendida cornice di San Martino di Castrozza» è visto però come fumo negli occhi dagli ambientalisti, soprattutto di Trento. Un fumo che pare non si respiri a Primiero.

«Chi polemizza - dichiara il sindaco - non è informato sull'evento. Abbiamo spostato il baricentro del raduno verso il fondovalle rispetto all'idea iniziale, ma solo per non alimentare la polemica che si è creata a livello provinciale e non locale, tanto che il Parco ha espresso parere favorevole, con alcune prescrizioni».

Come per esempio la ruota panoramica dove «gustare un cocktail e godere della meravigliosa vista del Camp e dei dintorni, comprese le Dolomiti», come è pubblicizzata: non potrà essere di 25 metri come comunicato inizialmente, ma di 15.

E aggiunge: «E' un peccato, perché si poteva gestire meglio il programma, rendendolo più interessante, soprattutto per i giornalisti, che gli organizzatori del Jeep Camp vogliono trattare con i guanti: che disturbo poteva arrecare un percorso programmato a Baita Segantini?». 
Baita Segantini è un luogo però associato da molti alla pace, al silenzio, a un turismo rispettoso delle Dolomiti come intese quando, dieci anni fa, fu attribuito alla catena il marchio Unesco.
E anche gli assessorati provinciali competenti hanno visioni diverse sul tema: se per l'assessore al turismo Roberto Failoni il Jeep Camp è un ottimo veicolo promozionale, per Mario Tonina , con competenze sull'ambiente, eventi com questo sono da riconsiderare.

Ma, a tal proposito, Depaoli aggiunge: «I primi tre giorni sono dedicati ai giornalisti, che si alternano con arrivi giornalieri e si mettono alla guida di 25 auto. Non penso che il passaggio di 25 auto al giorno crei danni ambientali. Altre 600 Jeep sono previste nel fine settimana. E non scorrazzeranno come barbari dentro e fuori i confini del Parco. Per loro è pensato un percorso strutturato, una sorta di road map che coinvolge tutti i comuni tranne Sagron Mis per la lontananza: partenza dalla zona del bacino di innevamento di Ces dove è allestito il camp, prosieguo lungo la strada che porta a Malga Crel, Dismoni, Camp, poi discesa a Mezzano, continuazione lungo la Val Noana, salita sulle Vederne, discesa a Pontet, passaggio per Canal San Bovo e rientro a San Martino di Castrozza. Ci saranno delle "palestrine" dove cimentarsi in gimkane con tronchi e pozzanghere. Per i partecipanti, poi, sono previste convenzioni con i ristoranti di Primiero e Vanoi».

Neppure il sindaco di Imèr Gianni Bellotto vede come sia possibile questa polemica montata «in città», anche se le auto faranno un bel polverone, passando per la splendida conca delle Vederne: «Sono comunque meno di quelle che arrivano per la festa della Madonna della Neve ai primi di agosto - dice -.

Inoltre, come Comune non possiamo bloccare il passaggio: la strada è di tipo B, basta chiedere il permesso e pagare una marca da bollo di 16 euro. Abbiamo anche riaperto la strada Vederne-Pontet, dissestata dalla tempesta Vaia. È una strada di servizio per l'esbosco e l'avremmo fatto comunque, abbiamo solo accelerato i tempi».Giunta compatta, insomma, tranne, ovviamente, uno: Daniele Gubert , membro della giunta esecutiva dell'Ente Parco, che aveva già preso posizione contraria all'evento su l'Adige . Nella vicina Mezzano, qualche discussione in più pare ci sia stata in giunta, ma senza una decisione ufficiale pro o contro. 

Infine, che ne pensa il Cai-Sat locale? Ci risponde il vicepresidente Riccardo Debertolis : «E' una questione delicata, riteniamo che ci debba essere il giusto compromesso sulle cose, pertanto, per come è stato concepito l'evento, non abbiamo posizioni contrarie. Non ci dissociamo dalla Sat centrale, ma il nostro compito primario è quello di occuparci di rifugi e sentieri, non di fare politica. Inoltre, la nostra sezione non è neppure stata interpellata in proposito: siamo in 600, ovvio che abbiamo sensibilità diverse, ma come i 27 mila di quella centrale. Se vogliamo mantenere viva la montagna, dobbiamo incentivare l'economia, non continuare con gli ostracismi».

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