Primiero e Vanoi in crisi drammatico calo demografico ed il futuro fa paura

di Andrea Orsolin

Ad abitare nelle valli di Primiero e Vanoi ci sono sempre meno persone. 

Nell’ultimo anno la popolazione dei cinque comuni che fanno parte della Comunità di valle (Primiero San Martino di Castrozza, Canal San Bovo, Mezzano, Imer e Sagron Mis) è scesa di 53 unità, dai 9.882 abitanti del 1 gennaio 2018 agli attuali 9.829.
Fermarsi a questo unico dato non è però di certo significativo. Per capire più a fondo il movimento demografico locale bisogna allora prendere in esame i dati relativi agli anni precedenti, diciamo quelli dal 2000 ad ora.
Poco indicativo è scomodare numeri risalenti alla seconda metà dell’800, quando nella Primiero asburgica si superò ampiamente addirittura quota 11mila abitanti (11.690 quelli registrati nell’anno 1869), mentre già più interessante è ricordare come il 1991 sia stato l’anno in cui in valle vivevano solamente 9.479 persone, il dato più basso di sempre tra quelli registrati dai moderni censimenti. Dall’inizio degli anni ’90 la popolazione locale è aumentata di anno in anno grazie alla forte impennata degli immigrati, mentre i dati relativi ai movimenti naturali (nati-morti) sono rimasti stabili.

L’aumento è proseguito fino al 2011 quando gli abitanti hanno toccato quota 10.147. Da quel momento in poi, però, è ricominciato il calo della popolazione residente.
Nel decennio in corso a diminuire sono state innanzitutto le nascite, mai sopra alle cento. Il 2016 rimane ad ora l’anno peggiore, con i suoi soli 63 nati, ma l’anno scorso si è andati di poco vicino al record negativo con 71 nascite.
Osservando il grafico riguardante i tassi di natalità (numero di nati ogni mille abitanti) e di mortalità (numero di decessi ogni mille abitanti) si può notare come le due curve seguano sostanzialmente lo stesso percorso fino al 2013, quando il tasso di natalità rimane in linea con quello degli anni precedenti mentre il tasso di mortalità si alza.
Tradotto in parole povere, nascono meno persone di quante ne muoiano.

Se guardiamo ai movimenti di popolazione tra immigrati ed emigrati, fino al 2011 il saldo migratorio è risultato sempre positivo (più nuovi iscritti, rispetto ai cancellati dal registro anagrafe), contribuendo ad attutire il calo della natalità, ma dall’anno successivo si è verificato un cambio di rotta con diversi segni meno.
Quanto detto porta inevitabilmente ad un aumento dell’età media della popolazione locale chiaramente visibile dall’indice d’invecchiamento, cioè il rapporto percentuale tra la popolazione sopra i 65 anni e il totale della popolazione. Era del 22% nel 2013, nel 2016 è salito al 30%, rispetto ad una media provinciale del 25,4%.
Dati su cui riflettere a partire dalla politica che sulla montagna ha intrapreso gli Stati Generali. Occorre agire prima che sia troppo tardi.

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