La Valsugana a quattro corsie non entusiasma i sindaci

Il neo presidente Maurizio Fugatti è stato chiaro: nel suo discorso programmatico ha messo tra le priorità, se non come priorità, del proprio governo la viabilità in Valsugana. Tradotto, sì alla Valdastico, con uscita a Rovereto sud, e sì alle quattro corsie sulla Ss47 dove mancano e nelle tratte più soggette a incidenti, ovvero a Ospedaletto, tra Levico e Pergine e tra Levico e Novaledo. 
Tematiche di cui si parla da decenni in Trentino e affrontate, ma non risolte, anche dai governi precedenti. Se a livello provinciale le critiche maggiori sui due obiettivi sono state date in chiave «regalo al Veneto», a livello territoriale non mancano le perplessità. I quattro sindaci della zona coinvolti più direttamente, infatti, non bocciano in toto Fugatti, ma nemmeno applaudono. La questione, dicono infatti, va affrontata in maniera più organica e le due soluzioni proposte dalla Lega non possono andare bene: sia la Valdastico sia la Valsugana a quattro corsie, infatti, non risolverebbero i problemi. 
«Sono favorevole alla Valdastico - esordisce il sindaco di Pergine Roberto Oss Emer - e per quanto riguarda l’uscita veda la Provincia in base a dati, numeri e costi. Ma la sua realizzazione dovrebbe implicare una sorta di obbligo a dirottare lì i mezzi pesanti. Altrimenti i camion tra un’autostrada a pagamento e una a quattro corsie ma gratuita cosa sceglierebbero? Oppure ci vuole un pedaggio anche sulla Valsugana, perché raddoppiando le corsie verrebbe utilizzata ancora di più. Poi è evidente che la Ss47 vada messa in sicurezza soprattutto in alcuni tratti». 
Chi dice no alla Valdastico è invece il sindaco di Caldonazzo Giorgio Schmidt. «Non ne vediamo l’utilità, sia con l’uscita nella nostra zona sia a Rovereto. Le quattro corsie? Quindi diventerebbe un’autostrada senza pedaggio, utile solo per il turismo mordi e fuggi, che è esattamente quello che non vogliamo. In zona laghi la strada andrebbe spostata, ma non con il tunnel di Tenna: c’è spazio per ridurre le curve con brevi gallerie, allontanando i camion dal lago, che sono potenzialmente pericolosissimi, perché un’uscita di strada di un tir di gasolio provocherebbe un danno ambientale incredibile. Il punto, a parte i proclami politici, è che il 90% del traffico in Valsugana lo facciamo noi trentini. I passaggi a Grigno sono di circa 5.000 mezzi al giorno, a Pergine sono 40.000: si tratta di gente che va a Trento a studiare e lavorare, con una macchina e una persona a bordo. E per loro possono esserci anche sei corsie ma traffico e incidenti ci sarebbero comunque. Inoltre più avanti si va più quei numeri sono destinati a crescere, perché tra Pergine, Levico e Caldonazzo si continuano a costruire case e tante persone si trasferiscono». 
Per i pendolari la soluzione è una sola: dare delle alternative all’uso della macchina. 
«Bisogna pensare seriamente alla mobilità su rotaia: non più il trenino folklorisco e turistico che c’è ora, ma collegamenti veloci ogni dieci minuti con la città. Guardiamo all’Austria: a Innsbruck c’è sempre un grande traffico, ma non pensano ad aggiungere strade o ad allargare, quanto a ridurre dando alternative, bloccando il traffico di giorno, chiudendo strade». 
Infine un auspicio, un appello al nuovo governatore. «Vorremmo essere più coinvolti, con tavoli e incontri: la giunta precedente non ci ha mai interpellato e abbiamo visto solo dei progetti fatti e finiti. In questo impariamo dall’Alto Adige, che sul tunnel del Brennero ha parlato e interpellato le comunità locali. Quindi sediamoci insieme, così Fugatti ci spiegherà dati, numeri, esigenze e costi: altrimenti dire sì a Valdastico e sì alle quattro corsie è più un libro dei sogni che una realtà». 
Sulla stessa lunghezza d’onda il sindaco di Borgo Enrico Galvan: «Ci vuole un confronto per capire cosa sia attuale e perché: non solo teoria, ma pratica, con certezze sulle prospettive, altrimenti è solo campagna elettorale. Ragionare sulla Valsugana è indispensabile, non si può più rinviare. Entrando nel merito io sono da sempre favorevole alla Valdastico, che avrebbe un senso solo con l’immissione sulla Brennero-Modena, e quindi con l’uscita a Rovereto sud, per smaltire il traffico pesante. Sulle quattro corsie ci vuole un progetto complessivo, che dipende anche dalla Valdastico, per capire come il Veneto scaricherà il traffico sul Trentino: le due opere vanno ragionate insieme, partendo da dati concreti e numeri, lasciando da parte la politica».
«Se il presidente dice così - esordisce Ruggero Felicetti, sindaco di Ospedaletto - ne prendiamo atto: ma come dice il proverbio tra il dire e il fare... Diciamo che voglio esprimermi su progetti e non su proclami: della Valdastico si parla da 40 anni, con uscite a Trento, Rovereto, Besenello o Caldonazzo. Sulle 4 corsie voglio vedere un approfondimento, una carta prima di dire sì o no. Una cosa chiara la dico quindi sull’unica cosa concreta, ovvero sui lavori in essere sulla retta di 7 chilometri, di cui tra l’altro solo 3 nel mio comune, gli altri a Grigno e Villa Agnedo: l’allargamento parziale da sette a otto metri e mezzo senza spartitraffico non va bene e non basta. E le barriere stradali ai lati sono pericolose. Spero la Provincia riesca a correggere in corsa perché così non è una messa in sicurezza». 
Infine l’attacco del Patt, per voce della segretaria di Pergine Roberta Bergamo: «Quelle di Fugatti sono scelte propagandistiche e autoritarie: non analizza costi e benefici, non parla di numeri e soldi. I cittadini della Valsugana vogliono sapere».

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