"All'improvviso la voragine e l'acqua mi ha sommerso"

Non vuole sentirsi un miracolato, ma di certo Giuliano Vettorel se l’è vista davvero brutta.
 
Nei concitati giorni del maltempo che hanno afflitto il Trentino la scorsa settimana, l’operaio del servizio gestione strade è finito con la sua Fiat Panda nella voragine creatasi sulla carreggiata dello Schener. «Quando da tanti anni fai questo lavoro - esordisce Giuliano - la strada diventa parte della tua vita. Sentivo che quella mattina era mio dovere andare a controllare come era la situazione in quella zona».
Da come parla si capisce quanto abbia a cuore il suo lavoro, soprattutto quando pioggia e vento stanno devastando le «sue» strade.
«Per certi aspetti quei giorni sono stati addirittura peggiori dell’alluvione del’66 - ricorda Giuliano, a quel tempo giovanissimo, oggi 59enne - Verso le 21 del 29 ottobre sono uscito dalla galleria Totoga ed ho incontrato un’auto dell’Enel. A bordo c’era un signore che voleva proseguire fino alla centrale di San Silvestro (zona in cui si è creata la voragine, ndr). Gli ho detto di non rischiare perché era pericoloso, il giorno dopo ci siamo trovati entrambi in ospedale. Quando sono arrivato a casa, ormai a tarda sera, l’unico mio pensiero era rivolto a cosa avrei trovato la mattina successiva sull’unica via d’accesso alla valle di Primiero».
 
Di prima mattina Giuliano si alza, sale come sempre sulla sua Panda arancione e si mette in moto verso lo Schener. «Avevo paura che fosse tracimato il Rio delle Caponere - racconta l’uomo che abita a Canal San Bovo - quando sono arrivato nelle vicinanze di quella che poi si è rivelata essere la voragine ho pensato che era strano che una pozza d’acqua si fosse formata in quel punto. Era buio e si riusciva a vedere poco. Non ho avuto il tempo di ragionare che sono precipitato in basso».
 
Un terribile volo di cinque metri all’interno della propria vettura, uno schianto pauroso con l’auto che si rigira sotto sopra e poi il silenzio. «Quando la macchina si è fermata sono stato sommerso dall’acqua. Paura non ne ho avuta, ma il primo pensiero è andato subito ai miei cari, pensando che non li avrei mai più rivisti - dice con la voce rotta dalla commozione - ho cercato l’apertura della portiera ma non la trovavo, ero convinto di annegare e che la mia vita non sarebbe proseguita oltre. Sono degli attimi che ricorderò per sempre». 
Dopo essersi divincolato, Giuliano è riuscito finalmente a mettere fuori la testa dal finestrino, ma in quel momento una scarica di sassi lo ha colpito dritto in volto. «Spingevo le rocce con tutta la forza che avevo, cercando di farmi spazio per uscire. Quando mi sono messo in piedi, ho creato degli scalini con ghiaia e sassi per riuscire a scalare la profonda buca. Mi sono tirato su di peso fino a rotolarmi sull’asfalto, sfinito. Solo in quel momento ho capito di essere salvo».
 
Giuliano si è incamminato poi a piedi verso l’inizio della valle, completamente bagnato ed infreddolito, oltre che con le ossa rotte. Non ha trovato inizialmente nessuno che lo potesse aiutare, ma è poi passata una macchina con un conoscente che lo ha portato a cambiarsi i vestiti, e poi successivamente all’Asl di Fiera. «Lì ho trovato il collega dell’Enel che avevo incontrato la sera prima, anche lui infortunato dopo la caduta nella voragine mentre stava camminando». Insieme sono stati portati con l’elicottero all’ospedale di Trento, dove sono stati curati e medicati. La diagnosi di Giuliano racconta di una spalla e due costole rotte, ematomi sulla testa ed un orecchio demolito. Quello che non dice la sua cartella clinica, però, è il ricordo di una notte terribile che di certo non dimenticherà. Giuliano non si considera però un miracolato. «In questi casi penso: “Aiutati che Dio ti aiuta”. Anche se non escludo che qualche mio caro in cielo abbia speso qualche intercessione per me».

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