Quattro lupi uccidono un'asina Notte di paura per la famiglia Cetto

Il lupo si fa vivo sull’altopiano di Vezzena nel Comune di Levico e non risparmia una delle asinelle di Malga Fratte. Sembra di rivivere l’estate dell’anno scorso, iniziata proprio con un attacco all’azienda della famiglia di Ferruccio Cetto che si era visto portare via da un paio di lupi un’asina adulta, sbranata a mezzo chilometro dalla malga, lungo la statale per Asiago. L’attacco, il primo registrato quest’anno sulla destra Brenta, è avvenuto poco dopo la mezzanotte tra mercoledì e giovedì e questa volta i proprietari hanno assistito in prima persona e visto da vicino il branco di quattro lupi che aggrediva l’animale dopo averlo isolato. Ad avvertire della presenza estranea sono stati i tre fedeli cani da guardia, e poco dopo il raglio straziante dell’asina aggredita. «Non pensavamo ai lupi anche se sappiamo della loro presenza sull’altopiano - ha dichiarato Christian Cetto figlio del titolare - ma il lamento dell’animale ci ha fatto capire che qualcosa non andava. I quattro lupi si sono avvicinati pericolosamente alla casara puntando gli asini che sono prede facili e appetibili».

Malga Fratte si era attrezzata per la convivenza con il lupo tramite un recinto in filo spinato di 50 metri attorno alla casara, ma è servito a poco; i lupi vi si sono addentrati, hanno accerchiato e spaventato la preda che ha tentato la fuga abbattendo la recinzione, per cadere tra le loro fauci pochi metri più avanti. Aggredita subito alla trachea da uno dei membri del branco, non ce l’ha fatta, ed è morta di stenti sotto lo sguardo dei proprietari e della forestale, allertata e giunta sul posto.

«L’asinella ci era stata data da accudire, insieme ad un’altra e qualche pecora, da un allevatore che le pascolava in Vetriolo», il quale circa un mese fa era stato vittima anch’esso dell’attacco di un lupo solitario che secondo gli accertamenti dovrebbe aggirarsi nella zona della Valle dei Mocheni e del Lagorai.

In soccorso dell’asina la moglie del titolare, Mirella, che si è avvicinata a 15-20 metri con l’auto cercando di scacciarli con la luce dei fari, subito seguita dal marito con la scacciacani; ma i lupi non avevano alcuna intenzione di andarsene e puntavano la preda. Provato dalla lunga nottata il malghese non ha dubbi: «La situazione è grave: non abbiamo potuto fare nulla per spaventarli. I lupi non hanno paura di avvicinarsi alla malga, alle bestie e ai recinti e non ne hanno più neanche dell’essere umano».

Non è servito nemmeno il faro della forestale, che, arrivata sul posto alle 2.30 di notte circa insieme al veterinario Emilio Zamboni, ha cercato di allontanare i lupi dalla preda; «si sono ritirati al limitare del bosco, ma si vedevano ancora tra le fronde, a poco meno di 70 metri da noi, pronti a tornare non appena ce ne fossimo andati». Solo dopo le 4.30, quando cominciava a rischiarare, sono spariti nel fitto del bosco. Una notte da incubo che chi non vive in montagna e a stretto contatto con gli animali non può neanche immaginare; un susseguirsi di emozioni diverse, dalla paura alla commiserazione per la propria bestia uccisa, e il senso di impotenza nel confronto con i lupi. Le malghe in Vezzena sono state caricate poco meno di un mese fa, «abbiamo portato a monte tutti gli animali il 31 maggio e siamo l’unica malga ad avere gli asini; non credo che l’attacco sia casuale. Hanno avuto tempo per studiarci. È stato molto peggio dell’anno scorso - dichiara Cetto afflitto - e non intendo come danni: loro non hanno paura, ne abbiamo noi. Non si lasciano spaventare dalla vicinanza della casara, dove siamo sempre almeno in quattro, dai tre cani e dai fari che illuminano a giorno il recinto di filo spinato 50 metri attorno alla malga».
Sul posto, ieri mattina, anche l’assessore provinciale Michele Dallapiccola, che ha consigliato l’utilizzo immediato delle reti anti-lupo fornite dalla Provincia, già recapitate in giornata dalla Forestale.

 

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