Acciaieria verso il fallimento Borgo, la rabbia degli operai

di Massimo Dalledonne

«In pochi giorni siamo passati dalle stelle alle stalle». È la sensazione vissuta, in questi ultimi giorni, dai dipendenti dello stabilimento Leali Steel di Borgo dopo che si è saputo che l'Acciaieria Valsugana è indirizzata verso il fallimento.

Poca voglia di parlare, il giorno dopo che il tribunale di Trento ha detto no alla proposta di concordato preventivo. Poi qualcuno si sbottona. «La scorsa settimana - ci raccontano alcuni dipendenti - aveva preso piede l'ipotesi dell'acquisizione dell'azienda da parte della Acciaierie Venete. Parliamo di un gruppo dinamico, da tempo presente sul mercato e con quasi un migliaio di dipendenti. La notizia ci aveva fatto tornare il sorriso dopo mesi e mesi di incertezza».

Le Acciaierie Venete hanno la sede legale a Padova, tre stabilimenti nella stessa provincia (a Camin e nel centro di Padova), a Buja (in provincia di Udine), a Dolcè (Verona), a Mura (Brescia) oltre ad alcune società controllate sempre nel Padovano, nel Modenese, nel Bresciano, nel Vicentino e nel Trevisano. Fa parte del gruppo anche la Venete Siderprodukte, con sede a Geroldswil, in Svizzera, che si occupa della commercializzazione dei prodotti siderurgici.

L'ipotesi delle Acciaierie Venete era stata accolta con favore. Poi, lunedì, la decisione del giudice.

«Che vuole che le dica? Siamo passati dalle stelle alle stalle, tutto ora viene rimesso in discussione, non sappiamo più che fine faremo e la situazione sembra stia precipitando».

Una situazione incerta, transitoria. Ora, con la decisione del Tribunale, i creditori e la stessa Procura di Trento possono presentare istanza di fallimento per l'azienda. Lo possono fare gli stessi operai. Infatti, lo stipendio del mese di novembre non è stato erogato, a differenza di tutte le altre mensilità che sono state regolarmente saldate ogni 15 del mese. I 106 lavoratori di Borgo sono in cassa integrazione straordinaria.

«Da tempo viviamo con 800/900 euro al mese quando, fino a qualche tempo fa, le nostre remunerazioni erano ben più alte. Molti di noi hanno dei mutui della casa da pagare, famiglie da mantenere, bollette a fine mese da pagare e andare avanti così non è facile».

Ancora gli operai. «Vediamo cosa succede oggi, che notizie arriveranno da parte della proprietà. Quando pensiamo al nostro futuro, ci piacerebbe programmarlo potendo contare su un lavoro sicuro. Dei 106 dipendenti a busta paga, circa l'80% ha un'età media che si aggira dai 35 ai 40 anni. Ben pochi di noi sono prossimi alla pensione, abbiamo davanti ancora molti anni di loro».

Non sono solo gli operai a preoccuparsi del loro futuro. C'è anche un indotto che da tempo vive attorno allo stabilimento, diverse aziende che da mesi sono in grande difficoltà. Il tribunale ha deciso che la strada concordataria è «improcedibile», i giudici hanno riscontrato diverse irregolarità nella documentazione presentata dall'azienda. Ma c'è anche uno stato di insolvenza che deve essere appianato, debiti per oltre 100 milioni di euro. «Ora siamo ancora tutti in cassa integrazione straordinaria - concludono - ma non possiamo andare avanti in queste condizioni. Che ne sarà di noi? Delle nostre famiglie, del nostro futuro?».

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