Torre Belvedere restaurata ma ancora inaccessibile

di Valentina Fruet

La Torre Belvedere è ancora chiusa al pubblico, nonostante siano finiti da parecchio i lavori di restauro; nel 2012, durante i lavori, si diceva che sarebbe stata aperta entro il 2013, anche se solo a periodi, ma a distanza di quattro anni nessuno vi ha mai messo piede.

La costruzione risale alla prima metà del XIX secolo e la torre è stata realizzata per volontà dell’allora podestà Emilio degli Avancini, della nobile famiglia massonica proprietaria dell’immobile e dell’area circostante. Il restauro, finanziato dalla Provincia e realizzato in accordo con la Soprintendenza per i Beni culturali, aveva recuperato i numerosi affreschi esterni e interni e prevedeva il consolidamento delle strutture murarie, dei solai originari e delle ringhiere di protezione.

Gli affreschi esterni erano praticamente scomparsi a causa di agenti atmosferici e umidità di risalita, ma le decorazioni quasi tridimensionali che imitano i bassorilievi e delle edicole che fanno da cornice agli archi di porte e finestre sono stati recuperati e sarebbe bello poterli ammirare da vicino, non solo dalla soprastante via Roma. Lo stesso vale per la scaletta a chiocciola esterna che avvolge la torre e permette di raggiungere i tre piani, dove si dice si trovino ricchi affreschi come quelli presenti nella canonica (anch’essa al tempo di proprietà degli Avancini), e il quarto piano scoperto dal quale dovrebbe esserci una bellissima visuale della cittadina, del parco secolare, del lago e della valle intera.

Dovrebbe, perché nessuno è mai potuto salire da quando sono stati terminati i lavori, e nemmeno prima dato che la torre è proprietà privata: aperta solo un paio di volte in occasione della giornata «palazzi aperti» del Fai nell’anno 2012 e successivamente nel luglio dello stesso anno per una prima «inaugurazione» per la conclusione dei restauri esterni. Al tempo si dava per scontato che entro un anno sarebbe stata visitabile, finiti i lavori di recupero degli affreschi e di consolidamento dei solai interni, e c’era la volontà di organizzare visite guidate almeno due giorni a settimana per valorizzare l’aspetto culturale della città.

I cittadini, che già cinque anni fa si erano presentati numerosi in entrambe le occasioni per vedere l’opera, hanno aspettato la fine dei lavori ma ancora questo gioiello ottocentesco, ricco di storia e di dipinti, resta chiuso e muto.
«La Torre è un pezzo importante del mosaico che compone il percorso storico, artistico e culturale all’interno di Levico» afferma il sindaco Michele Sartori. I lavori, definitivamente conclusi tra il 2013 e il 2014, hanno riportato alla luce un vero gioiello e ora «bisogna trovare un sistema, sul modello di quello messo in atto al Forte delle Benne, che ne permetta l’apertura: certo, tutto questo si poteva fare anche l’anno scorso, ma credo sia meglio partire con qualcosa di sicuro, consolidato e fatto bene piuttosto che promuovere aperture occasionali».

Per fare questo però «ci vogliono le forze»: non si sta parlando di denaro ma di persone, associazioni, gruppi che si mettano in gioco e, come l’Associazione Culturale Chiarentana e il Consorzio InCentro per il Forte, si rendano disponibili con professionalità e ampia visione del futuro turistico di Levico per promuovere un’offerta articolata del territorio.
«La Torre c’è, è pronta e in attesa di partire appena si riuscirà a trovare il modo corretto per renderla visitabile» conclude Sartori aggiungendo che, a facilitare il lavoro, è già predisposta, stipulata dalla Provincia con i proprietari dell’immobile e del terreno, un’apposita convenzione per regolare le visite.

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