Il parroco di Pergine sui profughi: «Apriamo le porte, sono nostri fratelli»

di Alberto Piccioni

«Come comunità cristiana abbiamo un dovere di accoglienza nei confronti dei profughi cui non possiamo sottrarci: Papa Francesco, su questo punto, sta ribadendo da sempre che lo straniero e soprattutto il profugo è nostro fratello cui dobbiamo una particolare attenzione» - a dirlo è don Antonio Brugnara, parroco di Pergine Valsugana che in questi giorni ha seguito la vicenda dei profughi e del «tira e molla» per la loro accoglienza prima presso l'ex sede di San Patrignano a San Vito di Pergine e ultimamamente nel Pinetano.

«Mi fa specie che proprio nella zona dove è stato girato il film "La prima neve" si faccia tanta difficoltà a farla cadere, questa neve, e si chiudano le porte ai profughi. Fatto salvo il diritto di giustizia e sicurezza che i cittadini debbono avere». Di fronte alle resistenze di alcune persone del posto il parroco non condanna: «Capisco che si possano sentire soli a gestire il problema e non vogliano che queste persone si ritrovino abbandonate a se stesse. Ma in questo caso è la società, i Comuni, la Provincia che devono attivarsi».

Ma non solo: don Antonio si dice pronto a fare la propria parte come comunità cristiana. «Abbiamo diverse associazioni di volontariato, c'è la Caritas: ci attiveremo per fare il possibile e garantire un'accoglienza adeguata e un'integrazione di queste persone quando arriveranno». Il rischio che vede don Antonio è che i profughi, una volta arrivati, vengano dimenticati e abbandonati a se stessi. In questo caso, infatti, li si esporrebbe a difficoltà ed ad una condizione da emarginati. Occorre invece fare vera accoglienza.

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