Centro Acli a rischio chiusura

Il centro operativo delle Acli Trentine a Vezzano potrebbe abbassare definitivamente le serrande? Si paventa il rischio che ciò possa accadere, seppure non nell’immediato, ma nel frattempo è meglio non abbassare la guardia. Il perché è presto detto. Il meccanismo “di sopravvivenza” di un ufficio di zona è come un gioco a premi: esiste un tabellario che stabilisce quanti punti accumula un Patronato per sbrigare una determinata pratica.

Ad esempio, un assegno ordinario di invalidità vale una manciata di punti, dalla revisione del sussidio di disoccupazione deriva un’altro punteggio, l’assistenza alla compilazione di una pensione ne incassa cinque.

Calcoli alla mano, per raggiungere l’agognata soglia minima di 250 punti indispensabili a scongiurarne la chiusura occorrono almeno cinquanta pensioni nell’arco di un anno, oltre al rispetto degli orari minimi di apertura al pubblico dello sportello.

Se quest’ultimo requisito organizzativo è soddisfatto agevolmente, a destare apprensione specie negli ultimi tempi è piuttosto quello “crediti-attività” verso il quale Vezzano soffre maggiormente, e va perdendo colpi, in barba a cinque lustri continuativi di attività riconosciuta a servizio della popolazione della Valle dei Laghi e di quelle di Sopramonte e Pietramurata.

“Vogliamo tenere duro e rimanere dove siamo - il messaggio conciso e conciliante del presidente del Patronato vezzanese Giuseppe Grazioli - per non costringere i nostri soci a doversi spostare negli uffici di Trento, non facile per gli anziani”.

L’appello al buon senso e alla fruizione del servizio di assistenza sociale sul proprio territorio di residenza, volendo qui reggere la sfida prettamente numerica, è stato lanciato il 17 ottobre dalla canonica di Vezzano a margine della serata informativa dal titolo “Problematiche delle nostre comunità e incentivi pubblici a favore di singoli e famiglie”.

Tanta carne al fuoco per il relatore Giuseppe Santini in qualità di aclista responsabile del distaccamento in questione, oltreché di quello lavisano, che si avvale occasionalmente di tre collaboratori volontari per lo svolgimento di compiti informativi, d’istruzione delle pratiche nonché di raccolta e consegna delle stesse agli assistiti.

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