Orto biologico, scelta di vita

Orticoltura biologica, il tema sviscerato dal consulente tecnico della Fondazione Edmund Mach, Alex Bertolini, a Lasino nel corso di una serata.

L'esperto ha spiegato con semplicità le tecniche di coltivazione e di difesa dalle fitopatie con riferimenti a una Valle dei Laghi dove dai primi anni Ottanta l’agricoltura si caratterizza per essere di piantagione grazie ai filari vitati che ammantano i dolci pendii mescolati a quelli di melo e ulivo. 

“Occorre concentrasi nel fare qualità in campagna per cercare di esprimere al meglio il territorio attraverso i suoi prodotti”, com’è negli obiettivi del Biodistretto proponendosi di stare sul mercato nazionale e internazionale. Lo si è rilevato a suo tempo nel Documento di sintesi del Piano territoriale di comunità: per non incorrere nel “rischio di una progressiva monocultura - si mise nero su bianco - va promosso il valore della biodiversità come una ricchezza imprescindibile del territorio”.

Ebbene, l’orto biologico si può dire rappresenti oggi anche una scelta e una filosofia di vita.  Il ritorno al ciclo delle stagioni, al rapporto atavico tra l’uomo e la terra, al piacere del “fatto in casa”: elementi, questi, di un processo di semplificazione del consumo che rassicura, e per certi versi rasserena, tanto più di questi tempi che il consumatore esige sì un prodotto salubre e saporito da servire in tavola ma è comunque alla ricerca di quelle peculiarità del territorio che ogni primizia porta con sé. Sempre più bioagricoltura, dunque, anche in Trentino, e i dati lo confermano: la superficie coltivata con metodo bio è in graduale espansione e nel 2016 superava gli 8 mila ettari, vale a dire il 23% in più dell’anno precedente e circa il doppio della superficie coltivata dieci anni prima.

 

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