Il consigliere finisce a processo per un commento su Facebook

di Barbara Goio

Un commento su Facebook, anche se inserito all’interno di una serie di molti altri, anche se in forma dubitativa e perfino se si riferisce ad un fatto vero, può costare una denuncia per diffamazione. Ne sa qualcosa il consigliere comunale di Mori ed ex candidato sindaco per il Patt Cristiano Moiola, che si è ritrovato querelato per aver scritto il 27 gennaio 2017 sulla pagina FaceBook «Sei di Mori se..», in mezzo ad una serie di post sulla gestione del circolo tennis, un commento in cui ricordava come la persona di cui si stava parlando, S. F., a suo tempo fosse stato coinvolto in un processo per sfruttamento della prostituzione. Inserendo poi nella stessa frase un intercalato dubitativo in cui scriveva «correggetemi se sbaglio».

La cosa non è certo piaciuta all’uomo in questione, che ha deciso di ricorrere alle vie legali: ieri si è tenuta presso il tribunale di Rovereto l’udienza filtro, in cui sono stati presentati i vari elementi, ed il dibattimento è stato rinviato a settembre. È stato scelto il rito abbreviato.
L’avvocato di Moiola, Marianna Matassoni, precisa che sarebbero tre i punti che dovrebbero scagionare il proprio cliente: «Il commento è stato inserito all’interno di una discussione di tipo politico, la frase è stata posta in forma dubitativa e infine la circostanza a cui si riferisce è stata poi suffragata dai fatti». Per parte sua, l’avvocato del querelante ha sottolineato come il ricordare una circostanza simile fosse di fatto «offensivo».

Le storie emerse nel corso della querela risalgono a molti anni fa quando S. F. era finito all’interno di un’indagine dei carabinieri su un giro di denaro falso. A quel tempo, si parla di più di vent’anni fa, l’uomo gestiva con la moglie un albergo di Brentonico e durante gli accertamenti vennero evidenziati episodi riconducibili ad un giro di prostituzione. La condanna di primo grado per entrambi i reati, spendita e spaccio di banconote false e sfruttamento della prostituzione, era stata poi emessa dal Tribunale di Rovereto nel 2004, confermata poi dalla Corte d’appello di Trento due anni dopo.

I fatti relativi invece alle contestazioni sulla gestione del circolo del tennis di Mori, di cui era responsabile lo stesso S.F., si riferiscono a diversi anni dopo - l’estate del 2016 - ed erano stati oggetto di un’interrogazione a firma dei consiglieri Paola Depretto e Bruno Bianchi: per questo anche i due erano stati querelati da S.F. ma il caso, una volta arrivati in tribunale, si era risolto con l’archiviazione.

Al di là degli episodi specifici contestati ed i riferimenti a storie diverse che bene o male hanno coinvolto Mori e Brentonico, resta il fatto di cui spesso si parla troppo poco: anche Facebook, considerato un mezzo di diffusione, non è terra franca ma un luogo in cui vale la legge e quindi, anche un commento di qualsiasi genere, anche se rispondende alla realtà dei fatti, può essere oggetto di querela.

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