Pinot e Traminer, i contadini alensi fanno cassa

La cantina sociale di Ala ha un nuovo presidente. Si chiama Lino Trainotti. È stato eletto sabato pomeriggio al vertice della consociata lagarina del gruppo Mezzacorona, il gigante rotaliano del vino trenTino e uno dei primi dieci player nazionali del settore. Un cambio all’apice della cantina alense che però non è uno scossone. Vito Armani, presidente da oltre un decennio, aveva già annunciato di voler favorire il ricambio. Trainotti, originario della frazione di Marani di Ala e già membro del Cda in carica, è stato eletto per acclamazione ad alzata di mano. Sulla poltrona lasciata libera da Armani in consiglio di amministrazione, invece, è arrivato un altro socio scelto, come l’ex presidente, fra i conferitori della frazione di Chizzola: Francesco Saiani, un viticoltore professionista che ha alle spalle una lunga tradizione famigliare nel settore vino. 
All’assemblea erano presenti anche i boss rotaliani; il presidente del gruppo Luca Rigotti e il nuovo direttore generale Francesco Giovannini. E sono stati loro ad illustrare ai soci lagarini le ragioni della scelta convinta del gruppo di proseguire con rigore  sulla strada della produzione integrata e certificata, il protocollo ministeriale noto con la vulgata di Ape Maia; un sistema che certifica la coerenza agronomica e vinicola della produzione con i dettami del disciplinare di lotta integrata adottato in provincia di Trento. Un’assemblea che almeno per il clima in cui si è svolta sembra aver segnato un cambio di registro rispetto alle numerose tensioni che si erano avvertite nel recente passato. Negli ultimi anni, infatti, il percorso della cantina si era incagliato prima sulla defezione di parecchi soci, alcuni dei quali sono però rientrati, e poi, lo scorso anno, sul licenziamento del direttore generale, figura considerata in esubero rispetto al piano di riorganizzazione del personale deciso al gruppo rotaliano. L’assemblea  è sembrata lontana mille miglia da questi tormenti. E di sicuro a favorire un clima positivo fra i soci sono state le buone remunerazioni della difficile vendemmia 2017, che come si ricorderà era stata segnata dalla scarsa produzione; eventi atmosferici prima e malattie aggressive nel vigneto poi: un’annata, la 2017, che aveva fatto segnare un meno 10 mila quintali rispetto a quella del 2016. 
Nel 2017 sono stati incantinati 57 mila quintali di uva a cui sono corrisposti poco meno di 7 milioni di euro distribuiti a soci conferitori. Fatti i conti, la media cantina si è attestata attorno ai 118 euro a quintale di materia prima conferita, con una lievissima flessione rispetto all’anno precedente (121 euro). Parimenti sono cresciuti i costi di lavorazione, nonostante il licenziamento del direttore: nel 2016 erano si erano attestati a poco più di 23 euro a quintale, mentre nel 2017 sono lievitati a 25 euro. Una dinamica che si spiega con la riduzione della massa di uve incantinate e lavorate.
Infine uno sguardo ai prezzi delle uve, che i soci hanno considerato conformi alle loro aspettative: il Pinot Grigio «premium» è stato pagato 132 euro, il Traminer Aromatico è arrivato addirittura a 172 euro, il Pinot Nero a denominazione Trentino a 158 euro.

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