Avio, il paese con due bandiere: stasera l'incontro sulla Guerra

Molti ospiti sono attesi questa sera alla sala polivalente Apsp Campagnola per la presentazione di «Sotto due bandiere. Avio nella Grande Guerra», il libro finanziato dal Comune di Avio con la collaborazione del Museo storico italiano della guerra ed il patrocinio della Fondazione Museo storico del trentino. Dalle 20.30 interverranno il sindaco Federico Secchi, il curatore del volume Rossano Recchia, Camillo Zadra (Museo storico italiano della guerra) e Giuseppe Ferrandi (Fondazione museo storico del trentino), che illustreranno con Fabrizio Rasera i frutti di un progetto di 4 anni che coinvolge ricercatori trentini e non nello studio della storia del paese durante il conflitto. 
 
«L’iniziativa poggia sul lavoro di valorizzazione che ha coinvolto la biblioteca civica negli ultimi dieci anni col riordino dell’archivio storico comunale e la costituzione di quelli che abbiamo chiamato “Archivi del ‘900”: la memoria elettronica di diari, cartoline, fotografie e lettere», spiega l’ideatore del progetto, Mario Peghini. «La storiografia provinciale del primo conflitto mondiale pone il Trentino come terra austroungarica, ma Avio e Ala furono italiane poco dopo la dichiarazione di guerra, dal 27 maggio 1915». «Il libro “Avio fra due frontiere” - continua Rossano Recchia - lasciava spazi d’approfondimento per un lavoro più incentrato sulla vita della gente».
 
Con sotto due bandiere, spiegano, ci si riferisce a chi abitò per 10 mesi sotto i vessilli austroungarici e per più di 3 anni sotto quelli italiani. In questa condizione si generano cambiamenti politici, demografici, economici,  identitari. Fra passato, presente e futuro incerti, s’aprono lacerazioni familiari alimentate dalla doppia cesura della guerra, col tempo e lo spazio ordinario. 
La ricerca affronta lo scenario col contributo di 5 saggi. Alessandro Quercioli presenta le biografie di un paese di confine attraverso le foto di gruppo col tricolore. Fabrizio Rasera porta il lettore sulle tracce del giovane idealista repubblicano Mario Perotti. Rossano Recchia tratta i problemi del nuovo governo parlando di Beno Perotti, sindaco patriota stretto fra comandi ufficiali e bisogni dei compaesani. Dell’internamento delle donne in Vallagarina si occupa il docente dell’università di Venezia Matteo Ermacora, mentre Alessandro Livio discute della fase precedente l’armistizio di Villa Giusti, che ebbe il suo fulcro a Villa Pellegrini Malfatti. Il volume si conclude con il saggio di Renato Recchia, dedicato ai sentimenti dei kaiserjäger al fronte, e la ricerca di Luigi Pavana, che aggiorna il numero dei caduti di Avio, 94, alla luce di nuovi dati. 
 
Lo studio non tralascia gli aspetti soggettivi che emergono in diari e lettere, fonti primarie edite integralmente grazie al lavoro di Rodolfo Taiani sui manoscritti. Sono 12 le memorie presentate per altrettanti testimoni privilegiati. 
 
L’insieme di queste voci mostra che l’occupazione non è semplificabile in facili retoriche, e che ad Avio il tricolore ebbe il favore della borghesia più che del popolo. Nel clima di diffidenza descritto dai rapporti riservati verso Roma, gli internamenti di sacerdoti, maestri, medici e civili furono un centinaio. D’altro canto molti prigionieri poterono rientrare a casa anzitempo. «L’occupazione laboratorio» anticipò seguenti strategie di governo votate alla continuità; economicamente avvantaggiò le categorie sociali che fornirono i servizi alle truppe, mentre svantaggiò il sistema agrosilvopastoriale locale, alterato dalla guerra.

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