Il piccione viaggiatore della Grande Guerra

Maso Spilzi a Folgaria sta ospitando una bellissima mostra sulla Grande Guerra dal titolo «1918-L’ultima trincea». Rimarrà aperta fino a settembre ed stata in questi giorni impreziosita da un documento unico, il messaggio di un piccione viaggiatore. Quel messaggio raffigura una visione tecnologica del tempo, che l’uomo con le sue certezze non sapeva di fatto prevedere ed intercettare. Il piccione impavido «soldato», coraggioso volatile riusciva a varcare i confini, a superare le montagne ed i bombardamenti per compiere una missione che spesso ha portato gli organi supremi a decidere nel bene o nel male. Un semplice piccione, addestrato in maniera magistrale, recava legati alle sue esile zampine dei bossoli sigillati che contenevano comunicazione segrete di importante valore strategico.
Con ogni probabilità quel piccolo-grande piccione a causa dei bombardamenti, o del cattivo tempo era finito fuori rotta.
Correva l’anno 1918 ed il giorno preciso fu il 3 novembre. Una data che entrò nella storia per la firma dell’Armistizio tra Austria ed Italia , a villa Giusti, fu decretato ufficialmente il passaggio del Trentino al Regno Italico. Fu quello in effetti l’ultimo giorno di guerra, anche se il protocollo entrò in vigore il giorno dopo. Un piccione viaggiatore era riuscito a passare oltre le barriere, oltre il confine e le montagne.
A cent’anni da quell’evento il documento appare in tutta la sua linearità ed integrità, il bossolo contenete il messaggio è stato recuperato in val Gulva a Sud del Pasubio da Fiorenzo Polidori.
Il firmatario del messaggio era il generale Carlo Perris, che lo ha affidato al piccione alle ore 15 del 3 novembre, a tre ore dalla firma dell’Armistizio. Come si evince poi dal messaggio gli italiani stanno risalendo la val d’Assa (siamo nella fase dell’ «inseguimento» degli austriaci in ritirata), fanno prigionieri (1.300 austriaci) e si imbattono in un ospedale da campo abbandonato con 80 ricoverati di cui circa 30 morti (medici e personale fuggiti). In chiusura del messaggio il generale chiede autobotti d’acqua per rifornire la truppa che sta avanzando per la val d’Assa e si raccomanda di «rinfocillare» il piccione! Piccione che purtroppo non giunse mai alla giusta destinazione. Doveva arrivare sul Portule, arrivò coraggioso e solitario sul Pasubio.

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