E' polemica sui giochi di guerra sul Baldo

Giochi di guerra sul Monte Baldo? No, grazie. A chiedere che d’ora in poi vengano vietati i combattimenti simulati (soft air), in abbigliamento guerresco ma con armi innocue, sulle pendici del botanico monte, è l’assessore alla cultura del Comune di Brentonico, Quinto Canali. La richiesta è indirizzata al Commissariato del Governo ed alla Questura e nei prossimi giorni passerà ad un primo vaglio del consiglio comunale.
 
Non sarebbe compatibile la guerra simulata con la vocazione naturalistica del Baldo, secondo Canali; ma soprattutto avrebbe l’odore dello sfregio alla memoria in un territorio che lo scempio della guerra lo ha vissuto davvero cento anni fa. Dura la presa di posizione dell’esponente pacifista, ed obiettore di coscienza storico, nei confronti di una disciplina «sportiva» che sembra prendere sempre più piede anche nel basso Trentino. E che in realtà sul monte Baldo si pratica sin dalla fine degli anni Novanta.
 
Canali ha presentato ieri la sua iniziativa. E ha spiegato: «Su tutto l’ampio territorio del Comune di Brentonico sono ancora numerosi e palesi i terribili segni lasciati dalla Grande Guerra, capisaldi, trinceramenti, postazioni, baraccamenti, e ferite di una guerra che ha segnato profondamente e irrimediabilmente, al di là dei numerosi morti, soldati e profughi, la storia, le sensibilità, il dolore e la civiltà locale».
 
La guerra simulata, combattuta in abbigliamento tattico e con armi finte di solito ad aria compressa, sarebbe quindi incompatibile con la storia e con le ferite di questi territori. Ma anche con il paesaggio e con l’economia attuali: «Diversi agricoltori, cittadini residenti e turisti – ha spiegato l’assessore - hanno segnalato lo stupore per l’evidente contrasto e la manifesta incompatibilità tra lo svolgimento di questa pratica ed il particolare e peculiare carattere culturale e ambientale del territorio dell’Altopiano di Brentonico e del Monte Baldo».
 
Basta combattimenti simulati, quindi, sulla montagna di Brentonico, anche perché questo modello di divertimento e di uso del territorio sarebbe in netta contraddizione con la visione del futuro coltivata dall’amministrazione comunale che, al contrario, immagina «programmi di sviluppo culturale, sociale, turistico ed economico che sostanziano e favoriscono la cultura, l’ambiente, le numerose specialità naturalistiche, le autenticità del territorio e i paesaggi quali fattori essenziali del territorio, della sua storia e delle genti che lo abitano, vi soggiornano o lo viaggiano». Insomma una visione di insieme che non sarebbe compatibile con uno sport che invece evoca la guerra e lo scontro come motivo di divertimento di competizione.
 
Intanto la prossima settimana il documento di Canali approderà in consiglio comunale sotto forma di mozione. E qualora fosse approvata diventerà materia di discussione per la Questura e per il Commissariato del Governo a cui compete concedere le autorizzazioni per l’esercizio del soft air.

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