«Gli amici della lirica di Pedersano, Castellano e Villa Lagarina» alla conquista della Scala di Milano nel nome di Zandonai

Zandonai vive e lotta insieme alla Destra Adige. In effetti la personalità del grande compositore è legata a doppio filo con le comunità di Pedersano, Castellano e Villa Lagarina le quali, proprio in occasione della rappresentazione alla Scala di Milano del capolavoro Francesca da Rimini, si sono organizzate per una sorta di «pellegrinaggio culturale» per il prossimo due maggio, grazie all’«Associazione Amici della lirica di Pedersano, Castellano e Villa Lagarina»: quel giorno un pullman con una quarantina di persone partirà nel primo pomeriggio per arrivare a Milano e assistere all’opera lirica, e quindi rientrare in nottata.
 
«In queste zone la memoria di Zandonai è molto profonda», spiega Giacomo Bonazza, consulente artistico dell’associazione coordinata da Giliana Zandonai. Riprende Bonazza: «Il papà del compositore si chiama Luigi Zandonai, ed era un calzolaio di Pedersano, mentre la mamma, Carolina Todeschi, era di Castellano: il piccolo Riccardo è invece nato in una casa di Borgo Sacco, ed è lì che è vissuto per alcuni anni, cambiando altre abitazioni. Con l’associazione, ci teniamo ad andare alla scoperta di questi fatti per restituire ad un grande musicista la sua appartenenza a questi luoghi: ecco perché organizziamo anche delle visite ricche di aneddoti e curiosità che suscitano sempre molto interesse, anche perché sono racconti che coinvolgono la gente e non sono il prodotto di elaborati studi letterari». E sempre per restare sulle orme della lirica, l’associazione da oltre cinquant’anni organizza ogni estate un paio di trasferte all’Arena di Verona, nonché un viaggio autunnale alla scoperta dei luoghi dei grandi interpreti della musica, da Verdi a Puccini, da Rossini ad, appunto, Zandonai.
 
«Non siamo dei melomani - riprende Bonazza - ma abbiamo una vera passione popolare che affonda nella memoria di questo musicista che purtroppo è ancora poco conosciuto, ma che ha scritto dei veri capolavori,come quello ora in scena alla Scala. Questa è davvero un’occasione più unica che rara e appena l’abbiamo saputo ci siamo dati da fare per ottenere i biglietti». Ora è tutto pronto e c’è grande attesa per l’evento. Ma Bonazza mette in guardia: «Nonostante Riccardo Zandonai sia un artista molto popolare, la sua è una musica sofisticata: non si va a sentire le belle arie o le romanze verdiane, ma la Francesca da Rimini, che un lavoro assai raffinato; non è un musicista melodico od orecchiabile, tutt’altro. Alla sagra di San Lazzaro ci siamo scambiati gli auguri guardando un video della Francesca».
 
Quanto alla capacità della Città della Quercia di promuovere questo suo figlio geniale, che a 14 anni lasciò Borgo Sacco per studiare al liceo musicale di Pesaro e diventare un grande compositore nazionale, Bonazza è cauto: «Al Centro internazionale di studi e al Laboratorio permanente aggregato alla biblioteca si fanno convegni e progetti, ma c’è ancora molto da fare. E poi, se il Teatro Zandonai si chiama così, un motivo c’è: cento anni fa, quando anche le condizioni erano più difficili, accorrevano a Rovereto da tutti i paesi per vedere le opere di Zandonai, e questo qualcosa deve pur significare».

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