Vino, politica trentina unita a sostegno delle piccole cantine

Il consiglio provinciale a fianco delle piccole cantine, dei vigneti autoctoni e più in generale della valorizzazione dei territori anche attraverso la bottiglia. È stata approvato all’unanimità infatti un ordine del giorno che spinge la giunta Rossi ad andare in questa direzione, tutelando, valorizzando e comunque aiutando le produzioni che non fanno quantità, ma qualità. La notizia riguarda l’intera provincia, ovviamente.

Ma è indubbio che è dalla Vallagarina che è arrivata la spinta ad occuparsi del tema. A proporre l’ordine del giorno è stato, ancora mesi fa, il consigliere della lega nord Maurizio Fugatti. Un atto politico - poi «sposato» dall’intero consiglio provinciale - nato all’indomani del licenziamento di due direttori di cantina, quello di Ala e quello della Mori Colli Zugna. La prima della galassia Mezzacorona, la seconda che fa riferimento a Cavit. E la notizia che nessuno dei due sarebbe stato sostituito con una figura del medesimo livello, aveva fatto alzare le antenne a Fugatti. Perché - a suo parere - poteva significare una perdita di autonomia dei territori, quindi una perdita d’identità, anche nel mondo del vino.

Un timore arrivato anni luce prima dell’affaire acqua nelle botti a Mori. Un timore che ha le sue radici nella dicotomia, in Trentino vissuta in modo piuttosto forte, tra piccolo e grande. Da una parte la viticoltura di quantità, che grazie al mondo cooperativo ha garantito in questi decenni reddito per i viticoltori, evidentemente però a prezzo di una omologazione dettata dalle necessità di marketing (si pensi al costante ampliamento di terreni coltivati a pinot grigio). Dall’altra le piccole cantine, con produzioni magari d’eccellenza, ma numeri minimi. Una forbice, quella tra i due mondi, fotografata anche dal sito del «Gambero Rosso» (ripreso dalla premessa all’ordine del giorno), che parlando di Trentino, osserva come «Il Trento Doc fa la parte del leone, ma in Trentino ci sono molte potenzialità ancora da sviluppare. Quando, ogni anno, andiamo a tirare le somme del lavoro del comparto vinicolo della provincia di Trento vediamo però che i risultati ottenuti non rendono giustizia, ancora, a questo potenziale... ce ne potrebbero essere molti di più se solo questa terra del vino, tra grandi strutture cooperative e piccoli e piccolissimi vignaioli(...) trovasse la chiave, accanto alle istituzioni, per operare sinergicamente e incidere di più sul mercato italiano e internazionale». E ancora: «In Trentino non mancano risorse economiche e viticole per far crescere la provincia tutta insieme e porla finalmente nella posizione che merita. È un peccato».

Ecco, in questo contesto arriva l’ordine del giorno e il conseguente voto del consiglio provinciale. Un voto che ricorda «la difficoltà di far emergere sul mercato validi prodotti autoctoni» e impegna la giunta Rossi ad «adottare azioni ed interventi che mirino a promuovere sul mercato italiano e internazionale tali produttori, mettendo al centro il principio della qualità del prodotto, puntando alla valorizzazione della identità territoriale». E ancora, il consiglio impegna la giunta «a porre attenzione, nei rapporti con il mondo delle grandi strutture cooperative di produzione vinicola, alla valorizzazione dei territori, anche con il mantenimento di figure tecniche e professionali in grado di garantire la conoscenza del territorio e la promozione delle varietà autoctone».

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