Lupi, un piccolo branco vive in val di Ronchi

Dallapiccola ammette: «C'è un impatto negativo»

In val di Ronchi la presenza del lupo era ormai evidente da tempo: le predazioni si sono verificate in più occasioni, soprattutto a danni di ovini. Adesso, di quella presenza, c’è una quantificazione precisa, ed è piuttosto allarmante: tra la val di Ronchi e il gruppo del Carega, si è capito attraverso le fototrappole, vive un terzetto di lupi: un maschio e due femmine. A dirlo è l’assessore Michele Dallapiccola, che snocciola i numeri legati al lupo sull’intera provincia. A sollevare il problema - e chiedere i dati  - è stata una doppia interrogazione della Lega Nord, arrivata all’indomani della predazione, a Sega di Ala, nell’area della fattoria didattica «Lessinia Beck». Ne avevamo parlato anche su L’Adige: una cavalla era stata aggredita, e si era difesa per salvare il puledrino. Ma era rimasta gravemente ferita. Pochi giorni prima sempre il lupo era sospettato di essere il responsabile della predazione a un vitellino a passo Campogrosso. Era il settembre scorso. Dai due fatti il Carroccio - con il consigliere provinciale Maurizio Fugatti - aveva preso spunto per presentare un’interrogazione, in cui si chiedeva conto all’assessore all’agricoltura Michele Dallapiccola, conto di un fenomeno evidentemente in crescita. Ecco, ora quei dati sono arrivati. E dicono che in Vallagarina sono tre le zone in cui la convivenza con il lupo è ormai una necessità: la Lessinia, ovviamente, da dove tutto è cominciato, la valle di Ronchi e l’area attorno all’altopiano di Asiago, quindi tutta l’area tra Lavarone, Terragnolo e Vallarsa.

La presenza del lupo nelle nostre valli ha causato danni all’agricoltura. Tanti: 40 attacchi in tutto il Trentino negli ultimi 6 mesi, per un totale di 72 capi uccisi e 100 i capi scomparsi, 33 mila euro i risarcimenti richiesti. Per questo Dallapiccola ammette il problema: «Lo spontaneo ritorno del lupo sull’arco alpino sta indubbiamente avendo un impatto negativo sulla zootecnia di montagna» ammette. E poi: «Gli effetti negativi spaziano dal timore legati all’incolumità nella popolazione residente, al verificarsi di predazioni sul bestiame». Questa la ricostruzione di Dallapiccola: «Il problema maggiore è costituito dall’impreparazione degli allevatori di montagna all’ineludibile convivenza con il lupo a causa della rimozione, avvenuta dopo l’eradicazione del canide sulle Alpi, degli accorgimenti (custodia del bestiame, stabulazione notturna, presenza di cani da guardiania) necessari a contenere l’impatto sulla zootecnia» ha spiegato Dallapiccola. Che vede progressi, per via del diverso atteggiamento degli allevatori: «È innegabile comunque che, ovunque il lupo viva, le predazioni sul bestiame domestico e i conflitti tra chi vuole il lupo e chi non lo vuole non saranno completamente eliminabili».

Quindi serve sapere dov’è, il lupo. In Vallagarina resta in sinistra Adige: a fine 2016 i dati certi dicevano che il lupo è presente in Lessinia (4-6 adulti e 6 cuccioli), i Val di Non (una coppia non ancora riprodottai). Era stata individuata la presenza di lupi, inoltre, in Val di Ledro, Ballino, Lomasona, Valsugana, Vallarsa, Folgaria, Monte Bondone,  val Rendena, Brenta settentrionale, Primiero, valli di Fiemme e Fassa, Val di Rabbi. Dopo gli esami genetici, in questi mesi si sono chiariti i risultati: il lupo c’è con certezza in Val di Ronchi, Lessinia, altopiano di Asiago (quindi pure tra Lavarone, Terragnolo e Vallarsa, tra l’altro un gruppo riproduttivo), val di Non, un lupo c’è tra la val di Rabbi e il Ballino. Infine, si è registrata la presenza del lupo anche in val di Pejo e nella zona di Paneveggo.

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