Dona il suo patrimonio a un missionario trentino in Brasile: 1,4 milioni per i poveri

Se Gianni Poli non fosse in realtà un missionario, si potrebbe tranquillamente dire che ora è un uomo ricco

di Laura Galassi

Se Gianni Poli non fosse in realtà un missionario, si potrebbe tranquillamente dire che ora è un uomo ricco. Alla morte dell'85enne moriana Maria Tranquillini, il 21 giugno dell'anno scorso, il religioso ha infatti ereditato una fortuna di quasi 1,4 milioni di euro. Nel suo testamento la donna, profondamente credente, ha infatti lasciato scritto che tutti i suoi averi dovessero diventare di proprietà del religioso, attualmente parroco in Brasile, per essere utilizzati a favore dei poveri del Terzo Mondo. E quest'ultima indicazione, nel testo, è sottolineata. Nel documento c'è poi un'altra curiosa clausola, che recita testualmente: «Io sottoscritta Maria Tranquillini chiedo che, dopo la mia morte, questo testamento sia pubblicato sul locale giornale "Adige"». 

Per capire fino in fondo questa scelta di generosità bisogna fare un passo indietro, di molti anni. Maria, la più giovane di cinque fratelli, nacque a Mori il 14 dicembre del 1929 in una famiglia della media borghesia. Commercianti. Era una ragazza molto intelligente e curiosa e, per mantenersi gli studi, lavorò sodo. Grazie alla sua buona volontà e alle sue spiccate doti intellettive, la moriana si laureò non una, bensì tre volte. I diplomi di laurea che aveva in tasca (era dottoressa in Lingue, Sociologia e Psicologia), in un'epoca in cui l'educazione femminile era ancora un privilegio, qualcosa di assolutamente non comune, la portarono ben presto lontano dalla natia Vallagarina.

Nel frattempo anche sua sorella Clara fece carriera e negli anni '80 divenne la prima (e ultima) sindaca di Mori, in quota all'allora potentissima Democrazia Cristiana. Con il suo carattere forte, a volte perfino testardo, Maria Tranquillini girò l'Italia intera: divenne direttrice di una scuola per infermiere a Trieste, esercitò come psicologa a Roma e fu anche dipendente provinciale a Trento. Non si sposò mai. Nella sua vita piena di impegni c'era spazio solo per una passione personale: il Brasile. La donna attraversava l'oceano tutte le volte che poteva e, poco alla volta, grazie all'amicizia con una suora, scoprì la bellezza di poter aiutare il prossimo. Nella terra del samba Maria investì molti dei suoi risparmi, in progetti di beneficenza.

Ed è qui che entra in gioco il secondo personaggio principale di questa storia: don Gianni Poli. Quarantanove anni, prete da 25, è stato prima cappellano a San Marco di Rovereto e poi parroco, per sette anni, in Val Rendena. A trentasei anni è volato in Brasile, a Manaus, sul Rio delle Amazzoni. Il 2015 per lui è il tredicesimo anno di missione, tra le parrocchie di Irandura e quella di Colonia Antonio Aleixo. Una vita spesa per gli altri, in una metropoli dove non si muore più di fame, ma dove il tasso di criminalità è estremamente alto, l'alfabetizzazione generale bassa e la droga è la più grave piaga sociale. L'operato di don Gianni è molto conosciuto in provincia, e i suoi modi diretti e spontanei hanno conquistato la simpatia e la fiducia di tanti, che in lui sanno di avere un punto di riferimento. Lo incontriamo a Trento, durante una breve vacanza dalle sue undici chiesette brasiliane. Abbronzato, con addosso una t-shirt blu e una semplice croce di legno al collo, il missionario ci racconta come ha accolto la notizia dell'eredità. E la prima cosa che ci tiene a precisare è il grande senso di responsabilità che lo ha investito. 

«Mia mamma Laura era molto amica della signora Tranquillini - ricorda -. Erano entrambe focolarine. È attraverso mia madre, e leggendo il bollettino parrocchiale, che Maria ha conosciuto il mio lavoro ed è a lei che, ancora anni fa, ha confidato che avrebbe voluto lasciarmi un'eredità. Non avevamo però la più pallida idea di quanto fosse», spiega il missionario. Quattro anni fa don Gianni ha incontrato per la prima volta Maria, che abitava a Rovereto in via Driopozzo, e l'ha ringraziata per la sua generosità. A giugno dell'anno scorso, poi, il religioso ha appreso al telefono che la sua benefattrice era morta e a quel punto si è aperta la successione. Il testamento, una paginetta dattiloscritta, elenca tutti gli averi dell'anziana: più di un milione in titoli e polizze, il suo appartamento da 250mila euro a Rovereto, un altro locale a Mori del valore di 50mila euro e altrettanti soldi sul conto corrente. Totale: quasi 1,4 milioni di eredità. 

«Fino a ieri ho guidato una bici, ora sono ho sotto le mani il volante di un Tir», è l'efficace metafora usata da don Gianni, diventato, da un giorno all'altro, proprietario di una somma enorme. Denaro che però non cambierà minimamente il suo modo di vivere. «Non li sento come soldi miei, continuerò a mangiare caffè e latte e a usare gran parte del mio stipendio per aiutare gli altri. È una cifra che finora non ho mai gestito, per questo mi sono confrontato con la Diocesi di Trento, con quella in Brasile e anche con la Caritas».

L'ultima volontà di Maria Tranquillini migliorerà la vita di molte persone, questo è certo. Don Gianni Poli ha già fatto molto a Manaus, ma la battaglia contro la miseria è ben lontana dall'essere vinta. «Dove la Chiesa funziona bene, anche la testa dei residenti è migliore. Comunque credo che la mia priorità sia investire sull'istruzione». Fino a oggi la solidarietà dei trentini non è mai mancata per la parrocchia di don Gianni e il religioso ci tiene a incentivare ancora questa generosità. «Ogni euro che mi veniva donato, mi faceva capire che c'erano persone che mi volevano bene. Anche se io non ho più bisogno di denaro, questo non significa che si debba smettere di aiutare il prossimo».

A questo punto rimane da svelare solo il perché della postilla che impone la pubblicazione sul giornale «Maria, instancabile lettrice, anni fa aveva visto sull'Adige una pagina a pagamento che riportava un testamento ? racconta il missionario -. È così che le è venuta in mente l'idea di fare la donazione. Mettendo la sua scelta nero su bianco, sul suo quotidiano di fiducia, sperava di poter incentivare qualcun altro a fare altrettanto».

comments powered by Disqus