Niccolini abbigliamento chiude addio a un pezzo di storia

di Matteo Lunelli

Si abbassano le serrande al Niccolini abbigliamento. E non si tratta della semplice chiusura di un’attività commerciale, come ultimamente succede spesso in città. Con quel negozio, dalla fine di novembre, se ne andrà un pezzo di storia di Trento. Perché, in fin dei conti, non si trattava solamente di una camicia o di un maglioncino, ma di un punto di riferimento per generazioni e generazioni di trentini, soprattutto della “Trento bene”, che lì potevano trovare l’abito giusto per ogni occasione, elegante e di qualità.

Per due mesi ancora i clienti potranno trovare la competenza della famiglia Niccolini, oltre agli abiti multimarchio e classici, senza dimenticare i vestiti da matrimonio e da cerimonia. Poi si chiuderà un’avventura iniziata nel lontanissimo 1872, che ha visto protagoniste ben cinque generazioni, con nonni, figli e nipoti a portare avanti l’attività di famiglia.

Raccontare i 147 anni di Niccolini vorrebbe dire raccontare 147 anni di storia, della città e d’Italia. Passavano i governi e cambiava la società, si alternavano le mode e si trasformavano le marche, variavano i negozi e si innovavano gli stili di vita, ma in piazza Cesare Battisti la certezza rispondeva sempre al nome di Niccolini. Capace, ovviamente, di capire i cambiamenti e stare al passo con i tempi, ma mentre tutte le insegne cambiavano la loro restava sempre. E mentre variava anche il nome della piazza: oggi Battisti, fino agli anni Sessanta Italia e prima ancora Littorio.
Epoche alle quali il negozio ha saputo resistere, grazie, dalla seconda metà del secolo scorso, a Giuseppe “Beppino” Niccolini e alla moglie Mariuccia Endrici, che avevano portato avanti la strada indicata dal nonno fondatore.

Poi i figli Pierpaolo e Rosella (mentre Romano è avvocato) e le nipoti Valentina e Federica. Un solo cognome e uno stile unico, riconosciuto e apprezzato da tanti trentini che in piazza Battisti hanno scelto i propri abiti. Oltre alla famiglia, naturalmente, ci sono stati i dipendenti. Come Marco Savoi, ex direttore del negozio nel quale lavorò per cinquant’anni, andato in pensione qualche anno fa.
A fine novembre, come accennato, dopo un periodo di liquidazione, le serrande si abbasseranno. Il futuro, almeno per ora, è top secret. Certo che spazi così grandi, curati e centrali sono appetibili a tante aziende e attività. In città, ormai da qualche anno, circola con insistenza il nome di Zara, il marchio di abbigliamento e accessori di proprietà del gruppo spagnolo Inditex che ha sede ad Arteixo in Galizia, e che conta oltre duemila filiali in quasi cento Paesi al mondo. Chissà se sarà la “volta buona” per l’approdo a Trento. Ma si tratta, appunto, solamente di supposizioni e suggestioni. Si vedrà.

La notizia, per adesso, è che la città e la società trentina perderanno un punto di riferimento, in un centro storico che negli ultimi anni ha letteralmente cambiato volto, con una serie di chiusure e riaperture, con protagoniste tante storiche attività che in molti casi hanno dovuto alzare bandiera bianca al cospetto dei cambiamenti della società, non solamente nel settore della moda e dell’abbigliamento.

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