Trecento poverissimi senza tetto Ma ci sono solo 105 posti

di Francesco Terreri

Sono 300 le persone senza casa che in queste settimane sono spesso costrette a dormire su una panchina o sotto un ponte. Nelle strutture che ospitano i senza fissa dimora, d’estate sono disponibili 105 posti, a cui se ne aggiungono 30 di altri alloggi della Fondazione Comunità Solidale: tutti occupati. Poi non c’è altro. «Si pensa che d’estate, a differenza dell’inverno, non sia un problema dormire per strada - dice Vincenzo Passerini, presidente del Coordinamento Nazionale delle Comunità di Accoglienza del Trentino Alto Adige - Ma non è meno duro stare fuori quando c’è il grande caldo o la pioggia. Da tempo chiediamo che vengano resi disponibili più posti letto». L’assessore provinciale alle politiche sociali Luca Zeni ammette che «si sta ragionando sull’apertura anticipata di altre strutture».

Allo Sportello unico dell’accoglienza in via Endrici il flusso è continuo, in media tra cinque e dieci persone al giorno. «Ma c’è richiesta di posti letto insoddisfatta» conferma Cristian Gatti, direttore della Fondazione Comunità Solidale. «D’estate può esserci anche un’emergenza caldo». Alla Fondazione fanno capo la Bonomelli a Trento con 41 posti, Il Portico a Rovereto con 21 posti (15 disponibili attualmente per lavori in corso), oltre a Casa Giuseppe (13 posti per un’accoglienza più lunga) e la Comunità residenziale Il Sentiero (16 posti). «Tutti pieni» precisa Gatti.

Tra le persone senza dimora che vanno a mangiare al Punto d’Incontro di via Travai, una cinquantina sono trentini e di altre regioni italiane, molti altri sono stranieri e tra essi ci sono gli 80 richiedenti protezione internazionale arrivati per via terra, per lo più dalla Germania, e rimasti nel limbo in attesa di chiarire se entreranno nel programma di accoglienza o no.

La tipologia di senza fissa dimora è cambiata in questi ultimi anni. Come ricordato da Passerini a proposito dei dati sulla povertà relativa in Trentino, i «barboni» o clochard, che magari hanno scelto di fare quella vita, sono una ristretta minoranza. «Buona parte dei senza casa e dei poveri in generale è il risultato della crisi economica - sostiene Passerini - L’aumento delle disuguaglianze lo vediamo nei sempre più poverissimi che troviamo per strada». Sono la parte più debole delle 18 mila famiglie, di cui 5 mila di stranieri, in condizioni di povertà relativa. «Poi ci sono i profughi in attesa o quelli usciti dai programmi di accoglienza».

Ma per Passerini «l’impianto dell’accoglienza è datato rispetto a un mondo profondamente cambiato. È indispensabile un’apertura più estesa delle strutture, a Trento servono almeno 200 posti letto. E bisogna ripensare anche l’accoglienza diurna, che grava tutta sul Punto d’Incontro».

«Nel programma concordato al tavolo per l’accoglienza, d’estate erano previste meno richieste» afferma l’assessore Zeni. Il massimo sforzo infatti viene tradizionalmente fatto d’inverno quando bisogna mettere al sicuro i senza casa dal gelo. Allora si superano i 230 posti letto. «Recentemente però sono stati sollevati questi nuovi problemi, come i richiedenti asilo arrivati via terra dove c’è un problema di tempistica per la registrazione delle domande in Questura: i tempi sono lunghi». Per Zeni il flusso va tenuto monitorato. «Col tavolo faremo un ragionamento se si può anticipare l’apertura di altre strutture».

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