Un nuovo bacino idrico sul Bondone per limitare i costi di innevamento artificiale

di Lorenzo Basso

La società Trento Funivie sta svolgendo degli studi di fattibilità per la realizzazione di un nuovo bacino idrico sul Monte Bondone, che, aggiungendosi a quello già presente in località Malga Mezzavia, permetta di limitare i costi di innevamento programmato delle piste da sci e consenta di risolvere il problema della siccità nei mesi invernali e in quelli estivi. Lo ha reso noto ieri l'amministratore delegato della società Fulvio Rigotti, intervenuto nella mattina di ieri a margine della conferenza stampa di presentazione della stagione sciistica alle porte. L'invaso, della cui opportunità si discute da diversi anni, permetterebbe di risolvere il problema delle scarse precipitazioni a carattere nevoso nei mesi invernali, abbattendo i costi derivati dal pompaggio di acqua in quota per la produzione di neve artificiale. A quanto riferito da Rigotti, inoltre, l'opera potrebbe rivelarsi utile anche nei mesi estivi, sia per la zootecnia, sia per il comparto turistico. «Per il momento - ha specificato Rigotti - sono in corso studi che prevedono l'ingrandimento del bacino esistente oppure la realizzazione di un'opera nuova, in grado di contenere almeno 150mila metri cubi di acqua. Del resto, quello delle riserve idriche in quota è un problema consistente: nella scorsa stagione invernale, la prima in cui abbiamo innevato artificialmente tutte le piste, si è dovuto pompare oltre 200mila metri cubi di acqua da una sorgente presente a Sopramonte, con un costo di circa 0,5 euro a metro cubo». 

La nuova infrastruttura, a quanto emerso, si renderebbe necessaria in ragione della scarsa capienza del bacino di Malga Mezzavia, la cui capacità massima è di 66mila metri cubi. L'innevamento programmato di tutta l'area sciabile del Monte Bondone richiede invece 250mila metri cubi di acqua (ogni metro cubo di neve artificiale costa attualmente circa 2 euro).
Per l'amministratore di Trento Funivie l'ideale sarebbe realizzare un invaso all'altezza delle Viote, con prese d'acqua in quota oppure il collegamento con un sistema di pompaggio direttamente dal rio Vela. «Un nuovo bacino di accumulo - ha aggiunto Rigotti - comporterebbe benefici a tutta la montagna. Non solo ridurrebbe i costi di innevamento artificiale, ma si presterebbe anche ad un uso estivo, al pari di quello realizzato in località Montagnoli, a Campiglio. Inoltre, favorirebbe la zootecnia in caso di siccità nei mesi caldi e rappresenterebbe una misura di contenimento in caso di precipitazioni intense».
Nonostante gli approfondimenti e gli studi progettuali in corso, il percorso di realizzazione dell'invaso non è da darsi per scontato, in quanto l'amministrazione comunale non si è ancora espressa in merito, non ha individuato un'area in cui l'opera potrebbe sorgere e non ha stanziato i finanziamenti per sostenere i costi di costruzione, stimati in circa 4 milioni di euro. Al riguardo, l'assessore allo sviluppo economico Roberto Stanchina, che pure si è detto favorevole, ha evidenziato la necessità di individuare un luogo adatto a ridurre al minimo l'impatto ambientale. «Siamo dell'idea che serva - ha detto - ma intendiamo valutarne attentamente costi e benefici, prestando particolare attenzione alla conservazione di un ambiente montano di pregio».

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