Cani liberi sguinzagliati a caccia di caprioli

«Quattro cani per strada» cantava De Gregori, e ci può stare: è solo una canzone. Quattro cani sguinzagliati nel parco «Bosco della città» a caccia di caprioli sul Dosso di San Rocco, invece, no. È inaccettabile. Ed è bene, segnala Michele Brugnara, consigliere comunale del Pd, che «chi di dovere intervenga».

I fatti. Ieri mattina, prima di mezzogiorno, Brugnara, con la moglie, lascia il parcheggio da cui si accede al parco. «Ho preso il sentiero a sinistra, quello che porta sulla sommità» racconta «è un percorso tenuto molto bene e assai frequentato».

E qui la sorpresa: «Ad un certo punto, sentiamo dei rumori nel bosco, e due piccoli di capriolo attraversano il sentiero spaventati, inseguiti da un paio di cani che abbaiano. Hanno preso la direzione verso il rudere». Subito dopo, Brugnara incrocia una signora con altri due cani. «Le ho chiesto: sono suoi?». E lei: «Sì, dov’è il problema?!». Brugnara ribatte: «Stavano inseguendo due caprioli!». Ma la donna risponde in modo sprezzante: «È naturale che un cane vada a caccia di selvaggina».

Il consigliere fa notare che, per legge, i cani vanno tenuti al guinzaglio. «Ma la risposta è stata provocatoria» racconta «è arrivata a dire che le dispiace che non abbiano preso un capriolo, che possiamo chiamare chi vogliamo, di non rompere...».

Complentando il giro, Brugnara ha poi incontrato delle persone che gli hanno riferito di avere trovato, nei giorni scorsi, due caprioli morti nel parco. All’ingresso c’è il Centro recupero avifauna gestito dalla Lipu. I responsabili confermano che la vicenda dei cani in libertà è una consuetudine nota. «Per colpa di una persona, ci vanno di mezzo anche i padroni dei cani che si comportano correttamente» dice Mauro Nones.

E Sergio Merz aggiunge: «C’è il cartello che indica “cani al guinzaglio”. Ma non basta. Nove persone su dieci non lo rispettano. In primavera, coi nidi ad un metro da terra, i cani fanno uno scempio. Mancano i controlli. Noi abbiamo segnalato la cosa sia alla polizia locale, sia ai forestali, che hanno anche sanzionato. È un problema educativo e repressivo, perché la signora in questione è recidiva. A Gocciadoro non succede».

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