Treni diesel all'ex scalo Filzi «Così ci hanno presi in giro»

«È un rumore sordo, che va avanti per ore. Parte a notte fonda, dopo le 4, e prosegue fino alle 6». Emanuela Varisco è esasperata. La portavoce del comitato di via Lavisotto e dintorni, che da anni si batte per mettere il silenziatore alla linea ferroviaria che corre accanto alle case, si sente presa in giro dalle ultime decisioni condivise da Provincia e Trentitalia di spostare il riscaldamento dei treni diesel del mattino dalla zona di corso Buonarroti all'ex Scalo Filzi, riammodernato e tirato a lucido proprio per questo.

Lo spostamento è una vittoria del Comitato antivibrazioni di corso Buonarroti, che ha risolto il problema di quella parte di residenti grazie a una sentenza del tribunale a cui è stata data esecuzione. Ma il problema è stato solo spostato un po' più in là e le parole dell'assessore Gilmozzi, che in una lettera del maggio scorso annunciava gongolante il risultato ottenuto, suonano come una presa in giro per la parte più a nord del quartiere. «Ma il nuovo scalo Filzi in zona Interporto cosa l'hanno fatto a fare?» chiede Varisco. Perché è evidente che se veramente si volesse eliminare il disagio dei residenti almeno il riscaldamento dei treni si dovrebbe spostarlo lontano dalle case, cosa che all'ex Scalo Filzi non avviene, essendo via Lavisotto parallela ai binari, con via Stoppani e i grani condomini a un tiro di schioppo, compreso il «Biscione» che da solo ospita centinaia di persone.

Il Comitato, che già nel 2014 aveva inviato un esposto alla procura per denunciare il grave inquinamento acustico della zona, certificato anche dall'Agenzia per l'ambiente, nelle scorse settimane ha organizzato una nuova raccolta firme in calce a un documento che integra l'esposto, che è stato inviato anche a Difensore civico, Provincia, Regione, Comune, Circoscrizione e Azienda sanitaria. La scelta specifica dello spostamento dei locomotori diesel è definita «sleale e discriminatoria» e il documento invita a promuove revisioni ambientali degne di tutela «nei confronti di tutti i cittadini».

Ma questo problema è solo l'ultimo rispetto alla situazione, denunciata da anni, di costante grave disagio causato giorno e notte dal passaggio dei convogli, specialmente quelli merci, che causano rumore e vibrazioni. Per limitare il danno più di un anno fa era stato firmato un protocollo d'intesa tra Provincia e Rete Ferroviaria Italiana relativo alla realizzazione di interventi di mitigazione dell'inquinamento. Il documento prevedeva che entro il 31 ottobre scorso si dovesse avviare la procedura di gara per i lavori di posizionamento delle barriere acustiche che doveva iniziare all'inizio di quest'anno. La clausola però dice «compatibilmente con l'avvenuto reperimento delle risorse necessarie». E visto il silenzio delle parti evidentemente non sono stati stanziati i soldi e il progetto, atteso da anni, non è partito.

Infine le vibrazioni. Un problema che alla lunga oltre al disturbo potrebbe portare - secondo il Comitato - anche potenziali danneggiamenti strutturali alle abitazioni. Da qui la richiesta di avviare una specifica fase di studio.
La nota integrativa, su cui sono state raccolte più di cento firme, era stata scritta assieme a Adriano Rizzoli, l'ambientalista scomparso qualche settimana fa che Varisco vuole ricordare per il suo impegno e la sua generosità.

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