Centro commerciale al Bermax «Ma salviamo il suolo agricolo»

di Giacomo Poletti

A Gardolo si torna a parlare di Bermax. Gli auspici su l' Adige di due settimane fa di Antonella Mosna, presidente della commissione Territorio del sobborgo («Quei volumi vuoti? Sono un problema da risolvere») avevano rilanciato il tema: quattro piani, 10.000 mq di superficie utile, l'edificio color cemento è noto per essere rimasto - fin dalla costruzione - una cattedrale nel deserto. Vuoto lo è da sempre: il negozio di abbigliamento occupa da qualche anno solo uno dei quattro livelli da 2.500 metri l'uno.

Eppure ora sembra formarsi lo spiraglo per un possibile rilancio. Nella prolissa (almeno nel nome) «variante di adeguamento ai criteri di programmazione urbanistica del settore commerciale» è stata infatti prevista la possibilità di insediare «grandi strutture di vendita» sull'area, previa l'approvazione di un accordo urbanistico fra pubblico e privato, qualora si riscontrasse, come chiede la Provincia, un rilevante interesse per la comunità. Solo in seguito scatterebbe la possibilità di variare il Piano Regolatore su quel terreno. Un iter certo non immediato, ma che può di fatto aprire ai proprietari la possibilità concreta di portare esercizi nella struttura.

A Gardolo, intanto, è scoppiato il dibattito. «No a nuovo consumo di suolo per parcheggi» tuonano in molti, dal M5s al Pd e commissione Territorio. Un dilemma, quello dell'urbanizzazione di aree verdi. Perchè i proprietari del complesso (la famiglia Bernardi) - che posti auto ne ha pochi, troppo pochi - hanno acquistato due ettari di campagna sul lato opposto di via Sant'Anna. Un lotto in pendenza, sul quale si prospettano sbancamenti e stalli in parte interrati.

Con un eventuale impatto visivo notevole, costituendo oggi quel fondo il «biglietto da visita» (con tanto di portale storico di accesso alle proprietà Crivelli) per chi oggi entra a Gardolo da nord. Il tema è caldo dato che sul consumo di suolo il paesone di oltre 14.000 abitanti è già rimasto ampiamente scottato. «Non vogliamo un nuovo caso Crosare» aggiunge il democratico Alessandro Frontuto, memore di una deroga concessa una decina di anni fa alla concessionaria Ford: su un fondo agricolo venne creato un posteggio ma la prescrizione di mascherarlo con alberature cadde nel vuoto e morte le prime piante, il verde non venne mai più rimesso a dimora, con un grande impatto visivo che permane ancora oggi.

Più caustico il leghista Bruno Avi: «Ci preoccupiamo tanto di quel terreno di fronte al Bermax, di poche centinaia di metri quadri utili per il parcheggio, quando a sud della Whirlpool l'officina della Trento-Malè sta per mangiarsi cinque ettari delle migliori campagne del fondovalle, nonostante la zona industriale mezza sfitta».

Finale ai voti con ampia convergenza (Pd-Cantiere-M5s) in Circoscrizione: «È di primaria importanza preservare i terreni agricoli esistenti», questo il vincolo inserito dall'aula gardolota come condizione imprescindibile per l'ok al rilancio dell'edificio.

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