I cittadini diventano sentinelle del quartiere "Armati" di smartphone contro degrado e crimini

di Enrico De Rosa

Siamo forse a una svolta nelle politiche sulla sicurezza in Trentino. Infatti, da quest’autunno Rovereto sarà la prima città in Provincia a sperimentare il cosiddetto controllo del vicinato. Una forma di collaborazione fra cittadini, forze dell’ordine, polizia locale e istituzioni per sorvegliare in modo capillare e costante il territorio, al fine di prevenire forme di devianza o veri e propri crimini.

Ha confermato il sindaco, Francesco Valduga, promotore dell’iniziativa, l’altra sera a margine della “finestra per la città”, che oggi l’iniziativa, consistente in un protocollo di intesa firmato nello scorso marzo, è al vaglio del ministero dell’Interno: «Si tratta di un progetto, “Rovereto. Circoscrizione sicura”, che si fa forte della partecipazione attiva dei cittadini. Un modo per confermare la sensibilità alla cosa pubblica, al decoro urbano da parte di tutte le istituzioni, a cominciare da quelle da sempre più attente ai problemi del territorio, come le circoscrizioni”. Non a caso, l’amministrazione ha mosso i primi passi, presentando il progetto nelle circoscrizioni, attraverso il dirigente generale del Comune Mauro Amadori e il comandante della polizia locale Emanuele Ruaro.
Nel resto d’Italia non si tratta di novità, al contrario. Sono migliaia i Comuni, dal confinante Veneto fino alla Lombardia e all’Emilia Romagna e in generale a tutto il Settentrione, che già si avvalgono dal 2008-09 di queste politiche di valorizzazione della collaborazione con i cittadini.

Si tratta, in altri termini, di un gruppo di cittadini, i cosiddetti capifamiglia (ma il termine non deve ingannare, possono partecipare anche le coppie o i single), che, su base volontaria, decidono di collaborare con le istituzioni, al fine di segnalare tutti quei comportamenti che lasciano adito a sospetti, o appaiono comunque anomali nel proprio quartiere. Sinora, i mezzi utilizzati in molti Comuni lombardi e veneti per costituire queste reti di volontari sono i semplici smartphone con i quali è possibile comunicare in modo diretto oppure tramite Sms o whatsapp.

Però, da fonti interne all’amministrazione si mette in chiaro che non si tratta di creare allarmismo o di esasperare la percezione della sicurezza, che rischierebbe di tramutarsi nel suo contrario, in una percezione di insicurezza, poiché la collaborazione e le eventuali segnalazioni sono sottoposte a più filtri. Al contempo, i residenti, che aderiscono alla rete territoriale, proseguono nella loro vita quotidiana, senza svolgere alcuna attività particolare.
Per non fare che un esempio, il primo metro di valutazione di una segnalazione, che può essere quella di uno strano e continuo andirivieni da un locale abbandonato o da un insistito curiosare nei pressi di un cestino dell’immondizia, è quello degli altri capifamiglia di quartiere, che possono confermare o meno l’impressione raccolta da uno di loro. In seconda battuta, subentra la valutazione del presidente della circoscrizione, cui spetta il delicato compito di confermare o meno la segnalazione, inviandola agli organi preposti delle forze dell’ordine, che a quel punto prendono in carico l’informazione, verificandola con i propri mezzi.

Nel giro di un paio di mesi l’iter amministrativo dovrebbe concludersi con la costituzione di un tavolo istituzionale con il questore e il commissario di governo. Ha sottolineato il sindaco: «Non si tratta di un’iniziativa isolata, tutt’altro, è complementare a quella dell’ufficio mobile della polizia locale (il furgone dei vigili, ndr), che ormai i cittadini hanno dato prova di apprezzare in misura sempre più crescente».

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