Armato di coltello in pieno centro scatenò una serata di violenza: algerino condannato (ma libero)

Algerino condannato (ma libero)

Per finire in galera ci ha messo parecchio impegno: per un’oretta piazza Rosmini è stata teatro dei suoi deliri. Il risultato è stato un capo d’imputazione lungo un chilometro - rapina impropria, minacce, danneggiamenti, lesioni, porto abusivo d’arma atta ad offendere - e una condanna a un anno e 8 mesi. Che fa scattare la condizionale, e quindi è libero.

La vicenda risale al 3 marzo 2018. Protagonista della nottata è stato Bachir Akkoura, 26 anni, residente ad Ala, originario dell’Algeria. Fino a quel momento, un ragazzo che non aveva avuto problemi con la giustizia. Cosa sia scattato quella notte, non è chiaro.
La serata è iniziata alla piadineria «Das Mor», in piazza Romini. Era già tardi, lui aveva voglia di attaccare briga. Secondo l’accusa, Akkoura ha fatto di tutto per essere buttato fuori: una birra non pagata, un tentativo di furto nei confronti di un cliente, un approccio non gradito con una ragazza. Alla fine il barista gli ha mostrato la porta. Il giovane non ha gradito. Prima di sparire, secondo l’accusa, ha promesso che di lì a poco sarebbe tornato con alcuni connazionali e avrebbe sfasciato il locale. Ed ecco la minaccia.

Via è andato davvero, ma non per cercare connazionali. Ha cercato - e trovato - altri guai. Nella vicina via Orefici è entrato nella «Taverna del comandante», ristorante sul filo dell’orario di chiusura. Qui, mentre il titolare e la figlia sistemavano la sala di sopra, si è introdotto in cucina e ha preso un coltello. Sentendo dei rumori, il titolare è sceso di sotto e si è trovato in mezzo alla via di fuga di Akkoura. L’algerino, per conquistare la porta, l’ha spintonato a terra. E tanto basta perché sia rapina. Impropria, ma pur sempre rapina: è la violenza (e uno spintone per il codice è sufficiente) a trasformare un banale furto in una rapina, che banale non è, nemmeno dal punto di vista delle pene.

Con il coltello in mano, il ragazzo si è concentrato sul vero obiettivo: Das Mor e l’onta di essere stato buttato fuori. Si è quindi avvicinato al bar, dove l’hanno visto arrivare e si sono chiusi dentro: che quella sera potesse finire male, ormai l’avevano capito tutti. Lui, trovandosi davanti la porta chiusa, non si è perso d’animo. Aveva il coltello: l’ha usato. E s’è messo a pugnalare la porta vetrata (e blindata). Risultato: l’ha crepata. E qui si sono aggiunti i danneggiamenti.

Dall’interno del locale, a quel punto, hanno capito che toccava fermarlo, in qualche modo. E quindi è uscito il barista, assieme ad altre persone a dargli manforte, per evitare che sfondasse il vetro e finisse all’interno tra i clienti. Il piano era quello di disarmarlo. Ce l’hanno fatta, dopo però essere stati feriti. Nulla di grave, ma uno è finito al pronto soccorso con una ferita alla coscia guaribile in 10 giorni, un altro con una ferita alla mano e una prognosi di 5 giorni. Dal punto di vista di Akkoura, qui è arrivato il reato di lesioni.

A quel punto è finita davvero. Perché sono arrivati i carabinieri, e l’uomo è stato portato altrove.
Ecco, per quella serata il giovane, assistito dall’avvocato Andrea Azzolini, la settimana scorsa è finito davanti al Gup Riccardo Dies. Ed ha limitato i danni, con la scelta di andare al rito abbreviato (sconto di un terzo) e le attenuanti (le generiche e la lieve entità della rapina, posto che aveva preso un coltello). Così è rimasto sotto la condizionale. Un anno e 8 mesi.

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