Meteo, sfida per l'agricoltura

Alla deriva climatica e all’aumento delle temperature la agrometeorologia potrà far fronte migliorando l’accuratezza delle previsioni ed arginando l’attacco di specie di insetti esotiche e dannose per le piante. Ma è necessario anche cogliere le nuove opportunità che si offrono alla produzione agricola, dalla possibilità di coltivare più specie di vitigni e di mele in altitudine, alle occasioni che si potranno presentare nella zootecnia grazie alla diffusione di razze ovine e bovine più adatte ai territori. «Un cambiamento di prospettiva che possiamo affrontare con nuovi strumenti come il “p.e.i.” (parternariato europeo per l’innovazione, ndr)», ha spiegato Giorgio Gaiardelli, presidente di Co.Di.pr.A., che con Itas è fra i promotori dell’appuntamento all’interno del Festival della Meteorologia, insieme a Cavit, Melinda e Manica.
Infatti, come ha raccomandato Fabrizio Lorenz, presidente Itas mutua, «bisogna promuovere la prevenzione, non soltanto erogare gli indennizzi che l’anno scorso sono stati pari a 40 milioni di euro e quest’anno ammontano a 15-20 milioni». Domenica, in una gremita sala delle conferenze del Mart, per la terza e ultima giornata del festival che ha trasformato Rovereto nella capitale della scienza dei fenomeni atmosferici, i toni propositivi hanno prevalso su quelli catastrofisti, assai frequenti ogni volta che si affronta il tema del clima.
Il professor Luciano Pilati, dell’Università di Trento, si è soffermato sull’innalzamento delle temperature: «Non dipende soltanto dall’uomo, con le emissioni di gas serra e la deforestazione. Anche le radiazioni solari hanno un ruolo per un 40 per cento». 
Sulle nuove sfide alle colture si è soffermato Sandro Menapace della Fondazione Mach: «Con il clima più mite il bosco si è sviluppato più in quota, dove si possono però coltivare più tipi di vitigni e varietà di meleti. Ma ci sono anche gli effetti intensi come grandine, gelate, per non parlare della diffusione della cimice asiatica e della drosophila suzuki, che vanno affrontate con strumenti nuovi rispetto ad oggi». 
«L’agrometeorologia è una scienza a scavalco», ha ribadito l’ideatore e promotore del Festival della meteorologia, il professor Dino Zardi, «perché interdisciplinare, abbracciando essa più discipline scientifiche, dall’agraria, alla fisica, alla chimica».
«Ma è anche vero - ha sottolineato nel suo intervento la docente Ilaria Pertot - che la raccolta di dati previsionali, per aiutare gli agricoltori può non essere di molta utilità, se non si sostiene con una accurata consulenza l’imprenditore, a cui spetta la decisione ultima sulle coperture delle coltivazioni». 
Anche le aziende hanno un ruolo significativo nella lotta in favore della ecosostenibilità, essenziale per frenare il surriscaldamento in atto. Ha confermato questa impostazione Michele Manica della Manica Spa, l’impresa roveretana che ha perfezionato un sistema di controllo interno per misurare «l’impronta carbonica, cioè l’emissione di CO2 che si rilascia nel corso della produzione. Un dato di cui i consumatori dovrebbero sempre essere informati». 
Infine, per Andrea Piazza, meteorologo di Meteotrentino, gli utenti e ancora meglio gli agricoltori devono fare i conti con un dato di fatto, l’incertezza: «I modelli matematici per le previsioni sono migliorati. Anche oggi sappiamo che fra lunedì e martedì prossimi nevicherà fra gli otto e i mille metri, ma per le altitudini inferiori non possiamo saperlo. Dobbiamo tutti ragionare in termini probabilistici».

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