I giovani geni della robotica

Si sono chiamati «Space Lions», i leoni dello spazio, e sono pronti a farsi strada nella savana della robotica grazie alla loro bravura: sono alcuni studenti di terza, quarta e quinta superiore del liceo Da Vinci di Treviso che a gennaio hanno vinto il prestigioso NASA Challenge «Zero Robotics», un concorso promosso dall'Agenzia spaziale americana insieme al MIT di Boston per promuovere la partecipazione di giovani talenti nel mondo della robotica. 

Ora cinque di loro, i più «anziani» della giovanissima squadra, sono all'opera presso la start up d'innovazione Witted a Manifattura a Rovereto. I cinque «leoni» stanno infatti partecipando alla «WitLab Summer Academy», uno stage che dura un paio di settimane pensato proprio per trasformare le idee in azioni concrete: nel caso specifico i giovani scienziati stanno lavorando allo sviluppo di un prototipo hardware in grado di esplorare in modo autonomo le profondità marine e lacustri. I ragazzi sono arrivati domenica 26 agosto e resteranno al lavoro nell'hub roveretano fino a sabato 8 settembre: la permanenza è stata sponsorizzata da alcune ditte della Vallagarina. 

L'intera squadra degli «Space Lions», che aveva così ben impressionato gli scienziati americani, si era distinta per essere riuscita a sviluppare un software per il monitoraggio dell'ambiente spaziale: la missione simulata consisteva nel raggiungere un asteroide (più precisamente Encelado, la luna ghiacciata di Saturno), quindi eseguire dei carotaggi, e poi tornare alla base senza incidenti e consumando il minor carburante possibile. Il loro programma di calcolo aveva sbaragliato la concorrenza di altri 400 giovani esperti di robotica e di informatica provenienti da tutto il mondo, ed è stato testato sui satelliti Sphere della stazione orbitale internazionale, ottenendo l'apprezzamento degli stessi astronauti. 

Quando però è arrivato il momento di tornare sulla terra, è entrato in scena Witted di Rovereto, il luogo giusto per trasformare le ipotesi in prototipi funzionanti. La start up, insediata in Progetto Manifattura, si è specializzata nell'ambito dell'intelligenza artificiale e della progettazione di droni amici dell'ambiente, in collaborazione con Bitrock Srl, Uahuu Srl e We Play Srl. Una scommessa ambiziosa ma che sta dando i suoi frutti. 

L'idea è stata dunque di utilizzare il software realizzato dai ragazzi su un prototipo hardware, progettato da loro stessi. E dalle ipotesi spaziali si è passati all'acqua. «Questo perché - spiega il cofondatore della startup Andrea Saiani - l'acqua è l'ambiente più simile allo spazio che abbiamo sulla terra, l'habitat naturale dove la gravità è contrastata dalla spinta di galleggiamento. Nel mare inoltre, proprio come in orbita, registriamo un'assenza di collegamento dati e possiamo programmare il prototipo affinché mantenga la posizione anche a motori fermi». A tal fine, Witted ha messo a disposizione degli studenti trevigiani il proprio sottomarino per il monitoraggio dell'ambiente acquatico e il know-how per convertirlo in una navicella subacquea da testare poi al Lago di Garda.

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