Meccatronica, la città che inventa il futuro

di Chiara Zomer

Il polo della Meccatronica cresce. Probabilmente, cresce più velocemente del previsto. Il che è una buona notizia: attualmente sono insediate là dentro 50 aziende, ci lavorano 250 persone, a settembre arriveranno 350 studenti. Ottimo. Gli ultimi due insediamenti produttivi annunciati però - Bonfiglioli dovrebbero partire i lavori entro l'estate prossima, e Dana dovrebbe essere operativa già a primavera - aggiungono prestigio e spessore al progetto, oltre che portare occupati. Ma pongono anche un problema: se parte la produzione, servono infrastrutture. Strade, prima di tutto. Collegamenti con la statale e con la città. E forse servono prima di quanto non ci si attendesse, quando è partito il progetto Meccatronica. E poi si attendono le scuole: il Marconi e il Veronesi, che in via Zeni troveranno spazi vicini al mondo dell'impresa. Ecco, per questi due aspetti - che non a caso erano il fulcro del protocollo tra Comune e Provincia di un paio d'anni fa - l'orizzonte è il 2020. In questi anni si è lavorato, ma trovare soluzioni non sempre è facile, quasi mai è veloce. Era anche necessario attendere i tempi fisiologici di un confronto tra Provincia e Comune: l'assessore provinciale ai lavori pubblici Mauro Gilmozzi non poteva immaginare, pensando al collegamento tra Meccatronica e la città, una soluzione non condivisa con la giunta Valduga. Il confronto c'è stato, l'intesa pure. Tutto è in fase progettuale, secondo il timing dell'assessorato alle opere pubbliche della Provincia è previsto si arrivi a concludere i lavori nel 2020 pressoché di tutto. Un orizzonte piuttosto lungo, ma non lunghissimo: se confermato, per Meccatronica probabilmente andrebbe bene. Ammesso però che i piani vengano confermati: le elezioni sono a ottobre. È da novembre che si capiranno davvero le priorità della prossima legislatura e quindi si chiarirà se quell'orizzonte, il 2020, è ragionevole o utopico. «Meccatronica è ormai un progetto irreversibile - osserva l'assessore all'industria Alessandro Olivi - ora acceleriamo sul fronte del collegamento alla città». 

Le scuole. In realtà gli studenti in Meccatronica già ci sono: 350, dal prossimo settembre, mettendo insieme tutto. Ma l'obiettivo è appunto trasferire lì Marconi e Veronesi. La Provincia ha stanziato 30 milioni di euro allo scopo, per due istituti e per le strutture complementari, dalle palestre alla mensa, per intendersi. Nelle prossime settimane sarà pubblicato il bando - già approvato dalla struttura competente - per l'affidamento della progettazione esecutiva. Il timing previsto è la chiusura dell'iter progettuale entro il 2019 e quindi l'avvio dei lavori nella seconda metà del 2020. 

Sottopasso ciclopedonale. Sarebbe utile già ora, ma diventerà davvero indispensabile quando in Meccatronica ci saranno le due scuole: significherà avere in via Zeni migliaia di studenti. Qui c'è il finanziamento, 10.500.000 euro, ma l'intervento sarà diviso in due lotti: il primo per raggiungere la stazione, l'altro per arrivare fino a via Zeni. Per il primo lotto sono in corso le autorizzazioni sul progetto definitivo, entro l'anno si valuta di andare l'appalto, l'avvio lavori dovrebbe essere nella seconda metà del 2019. Per il secondo lotto, quindi il sottopasso sotto i binari, fino a via Zeni, nonché la realizzazione della rampa ciclopedonale e l'ascensore, i tempi si dilatano: si valuta di andare a progettazione nel 2019, con previsione di avvio dei lavori nel 2020. 

Collegamento stradale. Per ora criticità non ce ne sono, in previsione dell'apertura dello stabilimento Bonfiglioli si migliorerà l'accesso da via Unione. Ma per il futuro è in fase di approfondimento tecnico la realizzazione dei sottopassi gemelli in corrispondenza di piazzale Orsi, che collegheranno la statale a via Zeni. Ma la progettazione è rinviata al 2019, si prevede l'avvio lavori, ancora, nel 2020. 

Meccatronica ha fretta. In via Zeni non si lamenta nessuno, ma certo si attende con apprensione. A dar voce a quest'attesa è il vicepresidente della Provincia Alessandro Olivi: «Non vi è dubbio che questi ultimi sono stati 5 anni di grande intensità. Abbiamo corso molto, il cuore industriale del progetto ha viaggiato velocemente, oggi dobbiamo fare in modo che si acceleri su servizi di collegamento e scuole. È stata una sfida, quella di creare il polo in città, collegato alla città, e non lontano, su una spianata, in una sorta di atollo lontano dal resto». Il calendario non sfugge nemmeno a Olivi. Le elezioni resettano spesso molte cose: «Sì, ma spesso a Rovereto le trasformazioni urbanistiche sono state il risultato del modello d sviluppo che si è scelto di darsi. E credo che Rovereto, se vuole può essere ora la città dell'industria più moderna. Può esserlo, se chi governerà questi processi avrà questa tensione e questo coraggio».

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